Con Le Nozze di Figaro il Teatro Superga di Nichelino conclude la trilogia dapontiana iniziata due stagioni fa col Così fan tutte.
Una bellissima edizione, una delle migliori che io ricordi dal vivo (e ne ho viste davvero tante, Salisburgo incluso). Merito principale, secondo me, dell’eccellente direttore d’orchestra Emmanuel Siffert, svizzero, formatosi con Sandor Vegh a Salzburg e successivamente con Horst Stein, Ralf Weikart, Jorma Panula e Carlo Maria Giulini, ha Mozart nel DNA e lo ha dimostrato con una performance modello di eleganza, finezza, stile. Se a questo aggiungo che è riuscito a far suonare l’Orchestra Sinfonica della Valle d’Aosta (di cui è direttore principale) come una compagine di altissimo livello, che è riuscito a non coprire neanche una volta le voci in un teatro che non è concepito per la lirica e non ha la buca orchestrale, che ha dato i giusti tempi nel rispetto assoluto delle esigenze dei cantanti, ne viene fuori il profilo del direttore che ogni ente lirico sogna, spesso invano. Ha già un ottimo curriculum e gli auguro di cuore di affermarsi sempre di più come merita.

Emmanuel Siffert
Ottimo e affiatatissimo il cast vocale, composto da giovani cantanti che sanno che cos’è il gioco di squadra e sanno evitare quei perniciosi protagonismi che non giovano mai alla riuscita dello spettacolo. Comincerei dalla strepitosa Susanna di Arianna Donadelli, piena di brio, tutta pepe, che alle ottime doti vocali aggiunge una presenza scenica irresistibile.

Arianna Donadelli
Non vorrei però che il mio entusiasmo per la Donadelli sminuisse gli altri, a cominciare dall’ottimo e efficacissimo Figaro di Emilio Marcucci e dal Conte prestante e disinvolto di Evans Tonon: entrambi baritoni dalla voce chiara e dalla dizione perfetta, doti che ne fanno gli interpreti ideali per questi ruoli.

Emilio Marcucci

Evans Tonon
Anna Pirozzi ha interpretato benissimo la parte della Contessa: le due arie, soprattutto Dove sono i bei momenti, sono state tra i momenti più riusciti della rappresentazione.

Anna Pirozzi
Il Cherubino di Rosy Zagaglia aveva l’irruenza e il languore che caratterizzano il personaggio. Ottima nella difficilissima Non so più cosa son. Bravissimo e simpaticissimo Davide Mura nelle parti di Bartolo e Antonio. Da segnalare le ottime prove di Christian Berriat (Basilio/Curzio), Silvana Bruno (Marcellina), Elena Colombatto (Barbarina).
Ho lasciato per ultima l’Orchestra Sinfonica della Valle d’Aosta, compagine di giovanissimi strumentisti, cui va gran parte del merito della riuscita dello spettacolo. Non l’avevo mai ascoltata e ne sono rimasto davvero sorpreso. Neanche una piccola smagliatura in tre ore di rappresentazione è un primato da grande orchestra.
Una lode meritano Livio Viano e Nino Ventura per la regia dello spettacolo e Gianluca Fasano per la direzione del coro Orpheus.
Se qualcuno leggendo fosse scettico su quanto scrivo immaginando che in un sobborgo operaio alle porte di Torino sia impossibile assistere a uno spettacolo mozartiano di alto livello si ricreda: l’entusiasmo, l’amore e la fede in ciò che si produce possono fare molto di più dei soldi e del professionismo (sempre più ridotto a stanca routine) che si vede in teatri blasonati dove spesso tutto si fa tranne che amare l’opera.