Ildebrando D’Arcangelo

Ildebrando D'Arcangelo ©F.Berisha

Se il modo di far lirica oggi è mutato e il ruolo dei registi e della messa in scena sta diventando predominante al punto che si parla ormai del “Don Giovanni” di Tcherniakov o de “La Traviata” di Carsen, ai cantanti sono richieste non soltanto doti vocali, ma anche (e talvolta soprattutto) presenza scenica, phisique du role, sex appeal. Non vale solo per le donne, ma anche per gli uomini (e ci mancherebbe altro…). Tra i cantanti lirici chi oggi è più ammirato sotto questo aspetto è sicuramente Ildebrando D’Arcangelo, che nel prossimo Don Giovanni alla Scala si alternerà in alcune recite a Peter Mattei.

Ildebrando D'Arcangelo ©U.Arens/DGG

Naturalmente D’Arcangelo è soprattutto un fior di bass-baritone, uno dei migliori sulla scena lirica del momento, che Salzburg, Vienna, Parigi, Milano si contendono. Però se a Parigi lo scorso anno era definito “the hottest thing in Opera these days”, non penso che il riconoscimento fosse solo indirizzato alle indubbie doti canore e interpretative.

Ildebrando D'arcangelo ©F.Berisha

Nato a Pescara il 1969, ha iniziato con lo studio del pianoforte a sei anni, successivamente cantò in una corale. All’età di 16 anni viene incoraggiato a intraprendere gli studi di canto al Conservatorio di Pescara sotto la guida di Maria Vittoria Romano e quindi a Bologna con Paride Venturi.

Ildebrando D'Arcangelo ©F.Berisha

Dopo aver ascoltato dal vivo Samuel Ramey ne La Gazza Ladra rimane folgorato individuando il suo percorso artistico. Vincitore vent’anni fa del Concorso Toti Dal Monte di Treviso inizia cantando in Così fan tutte, Don Giovanni, Nozze di Figaro, ruoli che non ha più abbandonato.

Ildebrando D'Arcangelo ©DGG

Inizia la collaborazione con i più grandi direttori e con i maggiori registi e calca i maggiori palcoscenici del mondo. Il suo repertorio è molto ampio e se vi predominano Rossini e la trilogia dapontiana di Mozart (cui è rimasto fedele) non mancano Donizetti (molti lo ricorderanno Enrico VIII nell’Anna Bolena viennese di quest’anno), Bellini, Bizet (Escamillo nella Carmen).

Ildebrando D’Arcangelo ha inciso per la DGG un disco con le arie di Handel nel 2009 e uno con le arie di Mozart nel 2011.

http://www.deutschegrammophon.com/artist/pressquotes?ART_ID=ARCIL

(Ringrazio una gentile lettrice, consulente per la parte iconografica)

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13 Risposte to “Ildebrando D’Arcangelo”

  1. Stella Says:

    Mi piace molto Ildebrando d’Arcangelo come cantante. Ma oggi la opera non è il arte, è un show per il pùblico in generale senza criterio proprio. Neanche i cantanti di oggi attragono poco con i suoi doti vocali, perciò l’unico che rimane è “sex appeal” e messa in scena extravagante.

    Questo di “the hottest thing in Opera these days” per me sarebbe un insulto (in effetti qualificativi come “sexy” o “hot” mi sembrano insulti perche si riferisce donne/uomini visti come ogetto ;-)).

  2. Roberto Mastrosimone Says:

    Anche il mondo dell’opera, almeno nelle grandi istituzioni, si è adeguato al nostro tempo. Non so se D’Arcangelo sia contento di questo modo di presentarlo (è poi lo stesso in cui è presentata Elina Garanca o Anna Netrebko). In ogni caso a farlo è la casa discografica per cui incide, insomma è anche una questione di mercato…. Non è comunque una novità: se si guardano le foto di Herbert von Karajan, che corredavano i box con i vinili negli anni 70, in cui si cercava di creare una immagine del Maestro, non è che poi ci fosse una gran differenza…

  3. marialaura Says:

    finalmente un “BARITONO”degno di questo nome, magnifica voce per non parlare dell’aspetto…..devo dedurre che sei un amante del bello,…..mi sono goduta tutto il repertorio nella pace della sera ,ancora una volta grazie la voce è cosi potente e piena che potrebbe essere anche un basso Spero di poterlo sentire ancora e forse a PARMA.

  4. Di.Quella.Pira Says:

    Sono pienamente d’accordo con Stella.
    Il discorso è molto complesso e lungo e ci sono discussioni eterne su come sia l’Opera oggi. Di certo con i grandi nomi di questi tempi moderni c’è forse ben poco da ascoltare: i confronti sono senza pietà. Soprattutto c’è una critica che sembra non abbia più le orecchie e ancora prima non esiste purtroppo una cultura che faccia da base al pubblico che ascolta. C’è tanta mediocrità. A questo punto, senza togliere nulla a D’Arcangelo che non è nemmeno il peggiore a mio avviso, che ci resta? Accontentarci o rifugiarci nel passato?

  5. Roberto Mastrosimone Says:

    Accontentarci…
    Devo dire che quando ero giovanissimo ascoltavo i meno giovani rimpiangere i cantanti lirici del tempo passato e sono pronto a scommettere che quando erano giovani loro abbiano ascoltato le stesse frasi. Non credo comunque che si tratti di una laudatio temporis acti gratuita, qualcosa di vero c’è sempre. Venendo a oggi, a me pare che ai cantanti lirici si impongano innanzitutto regie massacranti: in una intervista un direttore d’orchestra affermava che aveva rinunciato a dirigere l’opera perché i cantanti giungevano alle prove musicali stanchissimi del lavoro compiuto col regista, in più il tempo per provare la parte musicale era piuttosto ristretto. Aggiungo di mio che proporre regie astruse e del tutto inappropriate al contesto dell’opera (è quasi la regola, soprattutto all’estero) non aiuta il cantante. Insomma si richiede più un attore che un cantante (non per nulla la maggior parte di questi registi arriva dalla prosa o dal cinema). Poi i cantanti bruciano le tappe. Se in passato la maggior parte di loro giungeva a un repertorio dopo lungo studio, oggi vi arriva di solito impreparata e spesso con danni conseguenti alla voce. Certo alcune voci del passato sembra che non vogliano esserci più. La cosa è molto più evidente in campo wagneriano, in cui quasi tutti i direttori hanno finito, al di là delle loro visioni estetiche, con l’adottare quel volume sonoro che tanto fu criticato da alcuni a Karajan. Chi oggi riuscirebbe a perforare le sonorità di un Knappertsbusch?

  6. Stella Says:

    “in passato la maggior parte di loro giungeva a un repertorio dopo lungo studio, oggi vi arriva di solito impreparata e spesso con danni conseguenti alla voce” — sono d’accordo con Lei, perciò non è serietà di interpretazione e di canto.

    La vita è un teatro e ognuno crea una immagine, ma è una gran differenza tra una “immagine del Maestro” e quella di “sex bomb”.

    A proposito, sono presentato i grandi direttori come, per esempio Carlo Maria Giulini (un uomo bellisimo), “sexy” o “hot”?
    Ahimè, io mi rifugio nel passato 😦

  7. Roberto Mastrosimone Says:

    Le immagini che vengono create, a fini commerciali per lo più, devono essere in sintonia con i tempi. Citavo Karajan perché sia la DGG (che poi è la casa che cura le immagini di D’Arcangelo, della Garanca, della Netrebko…) e soprattutto lui stesso (cui certo non mancava il senso del marketing) avevano puntato molto sul valore della immagine della persona. [Lo sa che un celebre regista cercava di imitare l’immagine di Karajan nel vestire e nell’atteggiarsi?] Anche di Giulini la DGG creò una immagine in cui prevaleva l’innegabile eleganza, raffinatezza estrema nel vestire etc. e forse non è un caso che Lei lo ricordi. Non credo che sia per una questione di pari opportunità, ma oggi anche l’immagine dell’uomo è presentata (quando possibile…) puntando sul sex appeal. Le cause sono tante e trattarle renderebbe il discorso troppo lungo. È in sintonia col nostro tempo e commercialmente funziona….

  8. Di.Quella.Pira Says:

    Roberto, Stella… ho provato a lavorare di fantasia ma non più di tanto: una Traviata con i costumi di Lady Gaga potrebbe essere il futuro… Cosa vi viene in mente? A livello di marketing/immagine potrebbe essere una grande idea dei neo genii per “puntare su un pubblico giovane”
    Ovviamente incrocio le dita affinchè questa sia solo innocente provocazione.
    Nulla da dire sull’immagine, sullo stile della comunicazione, ma mi fa pensare il fatto che oggi anche il “prodotto” opera lirica sia veicolato maggiormente su DVD piuttosto che su incisioni su disco che lascerebbero – appunto – scoperte tutte le magagne vocali del caso.
    Prendo spunto da Roberto, infine, e rimetto in “play” il Parsifal di Knapp.

  9. Stella Says:

    Se la DGG creò una immagine di Giulini “in cui prevaleva l’innegabile eleganza, raffinatezza estrema nel vestire etc” fu perque Giulini aveva questa immagine ed ogni essere umano dovrebbe seguire il suo esempio. Non si tratta di non creare una immagine, ma di non creare una immagine volgare nel mondo del arte elevato come la opera.

    “È in sintonia col nostro tempo e commercialmente funziona” — Lei ha raggione, ma precisamente questo e la tragedia del nostro tempo — la morte graduale del vero arte :-(.

  10. dimaland Says:

    Roberto, leggo solo ora! Non mi è arrivata notifica via mail…

    Ringrazio per l’articolo, e metto il naso nella discussione:
    tutto il dibattito creato da questo post mi riporta alla mente un libro, da me molto apprezzato,che ho letto l’anno scorso: Introduzione alla sociologia della Musica, del grande Theodor Adorno.
    In quel libro ( sorvolando sui motivi per cui secondo Adorno ciò avviene, essendo lui membro della “Scuola di Francoforte” non vorrei mettere il dito in un ginepraio ) si fa notare come la cultura stia diventando sempre più anch’essa mero oggetto di commercio, e come tutto ciò inevitabilmente ne svilisca la qualità! Ma vengo al punto: nel momento in cui qualcuno cerca di vendere un prodotto, la campagna per rendere questo prodotto il più attraente possibile sarà feroce! In questo caso una nuova luce si pone su quanto detto: fa comodo avere artisti di bell’aspetto! E non è certo per avvicinare i giovani all’opera che lo si fà… i bambini e gli inesperti in linea generale apprezzano il bello “a pelle”, senza avere conoscenze di ciò che stanno affrontando, e le regie moderne in larga parte non sono esteticamente apprezzabili a mio avviso! Ma tornando ai cantanti, quelli di bell’aspetto attirano spettatori, e non è detto che ciò sia solo un male per l’opera…
    La mia esperienza insegna: mostrando ad una mia conoscente alcuni video di Dmitri Hvorostovsk, un noto “bello” dell’opera, lei si è incuriosita ed ha iniziato ad ascoltarla ed apprezzarla sempre di più. Magari non è un’esperta in materia, ma poi, chi è che riempe i teatri? I critici? No!, Gli snob che vi si recano solo in occasioni mondane? NO!
    A riempire i teatri sono gli appassionati! Quelli che quando Violetta canta ” addio del passato” hanno i lucciconi agli occhi, quelli che si accendono di amor patrio nel sentire ” Va’ pensiero”, insomma, quelli che si sentono dentro una forte emozione, e vi tornano per riprovarla ancora. Questi sono i soggetti che tengono viva l’opera! ( naturalmente oltre a cantanti, direttori,musicisti, macchinisti e tutti coloro che vi lavorano direttamente!

  11. Di.Quella.Pira Says:

    @dimaland. Buono spunto. Vero che il marketing dà estremo supporto ormai anche in ciò che è cultura, ma se annusiamo la faccenda ci ritroviamo nelle narici l’odore del paradosso. La tua esperienza è interessante, chissà quanti altri si sono avvicinati a qualcosa facendo leva sul “che bello”, ma secondo me questo è fuorviante. Hai sacrosanta ragione quando affermi che a riempire i tearti (quando i posti disponibili sono acquistabili, ovviamente, cosa che in Italia accade sempre più raramente in maniera trasparente) siano gli appassionati. E forse proprio per il rispetto che è dovuto a questi (il rispetto per il pubblico) è scocciante, frustrante e deprimente sedersi a teatro per un’Opera e non riuscire a sentire belle voci ma vedere bei volti e belle scenografie. Ci fosse un bilanciamento fra opere ben interpretate e orchestrate e opere belle da vedere sarei il primo a plaudire alla cosa, ma non pare proprio sia così. Nel senso del paradosso che scrivevo prima, ho il terrore che prima o poi mi si presenti una Violetta vestita dallo stilista di Lady Gaga. Sul fatto che faccia comodo per gli incassi e il business siamo d’accordo, ma ci vorrebbe una mentalità e un atteggiamento tali da andare oltre a questo.
    Insomma, non è che se leggi che so Dante stampato su carta classica le emozioni che ti dà sono diverse dal leggerlo su pagine patinate o a fumetti. Belle, per carità, sicuramente più facili a livello marketing e comunicazione, certo. Ma del tutto inutili. E’ come se di un film ci si ricordasse solo degli effetti speciali. E la storia?

  12. Roberto Mastrosimone Says:

    Mi sono messo un po’ in disparte per lasciare un po’ di spazio in più allo scambio di opinioni senza invadere il campo con le mie risposte.
    @ Di.Quella.Pira:
    È più che possibile che una Traviata come quella prospettata da te sia stata già fatta, soprattutto nei paesi di area austrotedesca. Ho visto di tutto e di più realizzato da questi registi da Regietheater: mi viene in mente un Don Carlos alla Wiener Staatsoper…: eppure c’è pubblico che grida al capolavoro, non capisco se per far sentir cretini coloro che dissentono o perché davvero convinti… boh?
    @Dimaland:
    Il sistema di notifica di wordpress si era un po’ inceppato per il rinnovo del sito. Be’ D’Arcangelo ha suscitato uno scambio di opinioni interessante. Il discorso che ne sortisce sarebbe molto lungo e purtroppo lo spazio di un commento lo riduce al punto che si rischia di essere fraintesi. In breve: il teatro d’opera si evolve (o involve) con la società, è inutile pretendere di mummificarlo. Oggi, piaccia o non piaccia, il valore dell’immagine si è amplificato anche perché dai media siamo bombardati a tappeto.Anche il teatro d’opera ha finito con l’esserne contagiato. A ciò va aggiunto che la regia sta prevalendo sempre di più sulla parte musicale e questo spiega anche come mai il DVD, come osservava Di.Quella.Pira, stia soppiantando il supporto audio. Molti affermano che questo prevalere dei registi sia dovuto anche alla mancanza di grandi voci. Mah… Certo che nei modi di dire spesso si celano delle verità. Circa 50/60 anni fa si diceva “La traviata” della Callas o della Tebaldi, poi qualche decennio dopo si disse “La traviata” di Muti o di Kleiber, oggi si dice “La traviata” di Carsen o di Decker (entrambe comunque molto belle). Se prima nell’opera primeggiavano le voci e direttori e registi il più delle volte passavano in secondo piano, poi venne il tempo dei direttori, oggi è l’epoca dei registi. Mancano grandi voci? grandi direttori? ….. In un teatro d’opera di questo tipo l’immagine finisce con l’assumere una valenza maggiore che in passato. È inevitabile.
    @ Stella:
    Guardi che fondamentalmente siamo d’accordo. Comunque cerchiamo di non ridurre il bravissimo Ildebrando a un sex symbol come cercano di fare i media: è soprattutto un ottimo bassbaritone, uno dei migliori che abbiamo.

  13. dimaland Says:

    Sono d’accordo sul non ridurre D’Arcangelo ad un icona 🙂 La sua voce c’è, ed è bella! Ma concordo anche con DiQuellaPira e Roberto!

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