Quanto guadagnano e quanto lavorano gli orchestrali delle fondazioni liriche italiane.

Un articolo di Alberto Mattioli su La Stampa del 12 novembre u.s. che riassume un servizio di Classic Voice sull’argomento cerca di far luce su quanto guadagnano e quanto lavorano i musicisti delle nostre fondazioni liriche. “Il contratto prevede che un professore d’orchestra lavori per 28 ore a settimana (30 al Regio di Torino e 33 alla Scala per accordi aziendali) per un massimo di 11 <<prestazioni>> settimanali e sei ore al giorno. Per <<prestazioni>> (massimo due al giorno) si intendono prove e recite. Escludiamo i lunedì, giorni di riposo, le festività e le ferie in media 30 giorni all’anno (sono 45 a Berlino o Zurigo): restano circa 270 giorni lavorativi all’anno. Anzi resterebbero, perché visto che i teatri non producono, in realtà nessuno li <<lavora>>. Gli stakanovisti stanno al San Carlo di Napoli: 167 giorni per le prime parti, 217 per le file. Seguono Torino (rispettivamente 162 e 206) e l’Arena di Verona (143 e 198). Si lavora di meno, manco a dirlo, all’Opera di Roma, con una media di 125 giorni l’anno, poi al Carlo Felice di Genova, 128 giorni, e al Maggio di Firenze, 144. La Scala si rifiuta di calcolare il lavoro in giorni, ma lo fa in <<prestazioni>>: l’equivalente di 120 giorni per le prime parti e di 150 per gli altri. Siamo molto lontani da quel che succede in Europa. Anche perché in Italia si perpetuano evidenti assurdità. Per esempio, la regola vuole che per le prime parti sia sempre disponibile un sostituto, cui quindi viene accreditata una <<prestazione>> anche se non suona. Oppure alcune orchestre hanno in organico un pianista. Visto che le opere a richiederlo sono pochissime, costui in pratica non fa nulla, anche perché non si può utilizzarlo come maestro collaboratore. Le buste paga non sono faraoniche. Lo stipendio-base per un primo violino è di 2288,94 euro lordi mensili, più scatti di anzianità, straordinari, indennità e così via. Le mensilità sono 14 più un premio di produzione e ovviamente i compensi variano da teatro a teatro: un orchestrale costa mediamente 93687 euro all’anno alla Scala e 78573 all’Opera di Roma, contro 49348 al Petruzzelli di Bari e 58159 a Cagliari. All’estero gli stipendi sono più alti: da 10 a 6 mila euro lordi alla Bayerische Staatsoper di Monaco per esempio contro una busta paga da 7 mila a 4800 euro alla Scala. Morale sintetica (e già enunciata mille volte): i problemi dei teatri italiani stanno nella loro scarsa produttività e nella scarsissima competenza di chi li dirige. Ma possono funzionare, magari non benissimo, ma funzionare sì, anche con le regole attuali. Pendete La Fenice, attualmente il migliore, dove si sono in pratica raddoppiate le recite senza assumere aggiunti, pagare straordinari e nemmeno esaurire il monte ore di orchestrali e coristi.. Ma semplicemente organizzandosi meglio….” © La Stampa

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Una Risposta to “Quanto guadagnano e quanto lavorano gli orchestrali delle fondazioni liriche italiane.”

  1. Federica Maria Says:

    La situazione musicale italiana é assurda in questi tempi più che mai. L’opera non viene più richiesta come una volta, perchè il pubblico preferisce andare al cinema piuttosto che a teatro, ma non per colpa sua. Il numero di “prestazioni” che ogni orchestra (parlo delle “orchestre matrone”) d’Italia deve raggiungere è colmato ogni volta con il l’acqua alla gola per ogni componente dell’orchestra, compreso il dorettore. In più gli stipendi non ripagano l’orchestrale che si spende anima e corpo per quella determinata recita o concerto, e non equivalgono alla formazione della suddetta persona: studio, sacrifici, preparazione musicale a tutto tondo… 1400 euro netti non bastano a mantenere una famiglia o anche a permettersi un tenore di vita alto.
    Dovrebbero forse queste paghe misere e ingiuste scoraggiare moltissimi ad iscriversi ad un conservatorio (on dimentichiamo che un po’ di tempo fa molti conservatori rischiavano di chiudere i battenti)?
    O dovrebbero costringere molti giovani musicisti a trasferirsi altrove (Zurigo, Vienna, Monaco, Bamberg, Berlino…) pur di poter vivere dignitosamente? (Lì si parla di cifre importanti per ogni orchestrale)
    La colpa è del sistema politico italiano che non permette di imboccare con totale serenità la strada che porterà a una determinata professione (e sì, mi riferisco proprio alla musica, nel caso specifico).
    Poi non lamentiamoci del fatto che i nostri giovani si trasferiscono altrove per poter guadagnarsi da vivere bene.

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