Dopo un titolo poco frequente (Les pêcheurs de perles) e in contemporanea con esso il Regio di Torino ripropone Tosca. L’ultima Tosca al Regio è del 2016 in un allestimento del Comunale di Bologna firmato da Daniele Abbado con Maria José Siri, Roberto Aronica e Carlos Alvarez. In precedenza nel 2014 era stato ripreso lo spettacolo del 2012 con la regia di Jean Louis Grinda. Spettacoli che comunque non avevano convinto il pubblico e neppure la critica. Stavolta si è preferito “andare sul sicuro” con l’allestimento di Mario Pontiggia, di proprietà del Massimo di Palermo e rappresentato con successo a Firenze, ma anche alle Canarie, in Giappone, a Napoli, a Tolosa. Una Tosca sontuosa per scene e costumi (di Francesco Zito), rispettosa delle indicazioni del libretto, insomma una Tosca “come Puccini comanda”, e non si sbaglia mai (almeno a mio parere), anche perché si tratta di un’opera che poco si presta a trasposizioni temporali e spaziali, radicata come è in un preciso momento storico. A dirigerla si è chiamato Daniel Oren, che quest’opera conosce in modo profondo avendola diretta infinite volte. Poiché tali scelte sono della precedente gestione, che ha spesso sofferto sui media di giudizi per lo più negativi, vorrei spezzare più di una lancia a suo favore lodando invece scelte che a me sono parse più che pertinenti. Saprà la nuova gestione fare altrettanto o di meglio? voglio sperarlo.

Te Deum ©E.Piva per TRT
Quanto scrivo si riferisce a una recita col secondo cast che vede Davinia Rodriguez, Jonathan Tetelman e Gevorg Hakobyan nei tre ruoli principali. I due amanti protagonisti hanno sex appeal da vendere (io ho potuto notare solo quello della Rodriguez, per Tetelman mi sono fidato di giudizi altrui, esulando dalle mie competenze in materia).

La Rodriguez e Tetelman alle prove ©M.Pontiggia
Jonathan Tetelman non è solo bello da vedere è anche e soprattutto splendido da ascoltare. Che voce!!! Un “Vittoria! Vittoria!” da ricordare per sempre. Un “E lucean le stelle…” che ha mandato il pubblico in delirio con richieste di bis ripetute e insistenti (non è stato concesso). Quindi un tenore da seguire con attenzione sperando di rivederlo e riascoltarlo al più presto. Il trionfatore della serata indubbiamente e meritatamente.

per la gioia delle lettrici: Jonathan Tetelman
Davinia Rodriguez è al suo debutto nella parte di Tosca. Il soprano ha un repertorio piuttosto vasto e diversificato (Lady Macbeth, Donna Anna, Donna Elvira, Nedda, Hanna Glavari, Susanna, La Contessa, Astrifiammante, Despina, Liù, Musetta). Ha studiato anche con Sylvia Sass con cui dichiara di avere affinità vocali e caratteriali. Di Tosca mi sembra voglia sottolineare la complessità emotiva:gelosa, ma anche fragile quando rivela il nascondiglio di Angelotti pur di far terminare le torture inflitte al suo amato, però coraggiosa fino al punto di compiere un omicidio pur di non perdere il suo onore di donna e determinata fino al suicidio. Un personaggio complesso che la Rodriguez rende bene sia scenicamente che vocalmente.

La Rodriguez nel II atto con Hakobyan ©E.Piva per TRT
Il “Vissi d’arte…” cantato in modo intimistico ha riscosso notevoli consensi e applausi, che si sono rinnovati in ovazioni al termine dell’opera.

“Muori dannato” ©E.Piva per TRT
Una buona interpretazione che sicuramente maturerà col tempo.

per la gioia dei lettori: Davinia Rodriguez
Gevorg Hakobyan merita già un plauso per aver affrontato il ruolo di Scarpia in serate consecutive facendo infine parte anche del primo cast. È un ruolo che conosce bene e sa renderne la perversa malvagità e il sadismo.

Tetelman, Bruno Lazzaretti e Gevorg Hakobyan nel II atto ©E.Piva
Dei validissimi comprimari vorrei citare soprattutto il Sagrestano di Roberto Abbondanza e l’Angelotti di Romano Dal Zovo. Ottimo come sempre il Coro del Regio.

Daniel Oren © R.Garbo
Daniel Oren ha diretto benissimo rispettando sempre le esigenze del canto, come deve sempre fare un direttore d’opera (non sono molti però a farlo). In conclusione una bella Tosca, che ha appagato gli spettatori amanti della lirica. Al termine applausi calorosi e interminabili a tutti gli interpreti.