Chiusura in grande per questa quarta edizione di MiTo 2010. Il concerto di Cecilia Bartoli e de Il Giardino Armonico diretto da Giovanni Antonini era uno degli eventi più attesi del festival, l’evento da non perdere. Le attese non sono andate deluse: nonostante la Bartoli fosse molto raffreddata e febbricitante non ha rinunciato al concerto e non si è risparmiata dando il meglio di sé.
Il concerto era dedicato a la Scuola dei Castrati e i brani erano quelli contenuti nel CD della Decca. Brani di un virtuosismo astrale che la Bartoli rende alla perfezione. Ne proporrò qualcuno, conscio che le parole non rendono l’idea. (mi auguro che gli oscuramenti in corso su youtube non colpiscano subito) Inizierei dal brano di Porpora che ha aperto il Concerto:
Poi il brano di Araja che ha chiuso la prima parte:
Quindi il brano di Porpora che ha chiuso il concerto:
Infine il brano di Broschi concesso come bis:
Che altro aggiungere? Ai tempi del Sacrificium il pubblico osannante gridava : “Evviva il coltellino!”. Oggi si può gridare: “Evviva Cecilia!”.
Il comprensibile entusiasmo per la Bartoli rischia di far passare in secondo piano Il Giardino Armonico e Giovanni Antonini, una delle migliori orchestre specializzate nell’esecuzione con strumenti originali. Una di quelle realtà musicali che danno lustro al nostro Paese e possono farci sentire fieri: non è poco, di questi tempi.
A una settimana dalla Quinta diretta da Tilson Thomas con la SFS le celebrazioni mahleriane proseguono con il Canto della Terra affidato a una Istituzione locale (l’Orchestra del Teatro Regio) diretta da Andrey Boreyko.
Boreyko è un ottimo direttore e lo conferma a ogni sua apparizione torinese. Nato a S.Pietroburgo (allora Leningrado) nel 1957 è attivo soprattutto in Germania dove attualmente è direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Düsseldorf. Ogni volta che ho ascoltato un concerto da lui diretto mi ha stupito la sua capacità di migliorare le compagini orchestrali. È stato così con l’OSN Rai, così anche ieri sera con l’Orchestra del Regio, che sotto la sua bacchetta ha dato una performance di alto livello, tale da non sfigurare al confronto con le altre formazioni che si sono esibite nella stessa sala in queste tre settimane. Non altrettanto direi dei due solisti vocali (Scott Mac Allister e Wolfgang Holzmair), che invece mi sono sembrati fuori forma. La mia sensazione è che siano giunti all’ultimo istante e sia mancato il tempo per provare efficacemente insieme con l’Orchestra. Peccato! Pubblico meno numeroso del solito: forse alcuni snobbano l’Orchestra del Regio? Fanno male, ieri sera si sarebbero ricreduti.
Grande successo ieri sera al Lingotto di Torino per l’Orquesta de la Comunitad de Madrid e per il suo direttore José Ramón Encinar. Serata dedicata integralmente a Manuel de Falla, con la celeberrima Danza ritual del fuego in apertura, le Noches en los jardines deEspaña e El sombrero de tres picos (in versione integrale) in chiusura.
l'Orquesta de la Comunitad de Madrid
Interpreti ideali per queste composizioni. Javier Perianes è stato solista nelle Noches, Celia Alcedo ha cantato i brevi interventi nel Sombrero. Per tutti applausi calorosi e interminabili. Interpreti generosi: Perianes ha concesso come bis una delicata Fille aux cheveux de lin, quasi a sottolineare l’ascendenza debussiana delle Noches. L’Orchestra il sempre gradito Intermedio da La boda de Luis Alonso di Giménez, che ha caricato pubblico e orchestrali, che hanno bissato la Farruca da El sombrero, che stavolta è sonata più efficace di prima.
Il Dicembre del prossimo anno compirà 100 anni. La S.Francisco Symphony Orchestra è oggi una delle compagini orchestrali più quotate degli USA e del mondo. Dopo la golden age dal 1935 al 1952, quando direttore ne era il grandissimo Pierre Monteux, l’Orchestra aveva avuto un declino da cui gradualmente si è ripresa inizialmente con i giovani Ozawa e de Waart, poi con il decennio sotto la prestigiosa bacchetta di Blomstedt, in cui era ritornata a incisioni di grande rilievo, e soprattutto con la direzione di Michael Tilson Thomas che le ha fatto raggiungere l’attuale altissimo livello.
Il 65enne direttore statunitense ha sempre avuto una particolare attenzione per i giovani e per i mass media. È promotore di programmi educativi attraverso la musica. Già negli anni 70 registrava insieme alla NYPO i Young People’s Concerts, attualmente con la SFS propone attraverso i Concerts for kids e Music for families uno dei programmi educativi e formativi più ampi in assoluto.Notevole anche il progetto multimediale Keeping Score che rende accessibile la musica classica al maggior numero di utenti possibile. Da conoscere assolutamente il sito http://www.keepingscore.org. Uno dei progetti portati a termine da MTT e dalla Orchestra è stato l’incisione integrale delle Sinfonie di Gustav Mahler in Super Audio CD con l’etichetta discografica della Orchestra (come ormai è consuetudine attuale). Incisione che segue e accompagna la continua esecuzione delle stesse, al punto che MTT e la SFS ne stanno divenendo quasi gli attuali interpreti per antonomasia.
La SFS con MTT
Al Lingotto di Torino hanno eseguito la Quinta Sinfonia. Credo che ormai abbiano raggiunto la perfezione. Vorrei proporre la puntuale recensione di Christopher Abbot della incisione discografica. (Clickando sui caratteri azzurri vi collegate direttamente). Non voglio aggiungere altro se non la menzione delle ottime prime parti, in particolare Mark Inouye alla tromba e Robert Ward al corno. Applausi interminabili, al punto che MTT ha fatto simpaticamente capire che era ora di andare a riposare. Questa Quinta inaugura, se non sbaglio, le celebrazioni mahleriane torinesi: non ci poteva essere inizio migliore!
La sinfonia mahleriana era stata preceduta dall’Ouverture dal Der Fliegende Hollaender di Wagner, che nonostante la sua brevissima durata ha costituito prima parte del Concerto, con tanto di intervallo.
Esa-Pekka Salonen ha riportato la Philharmonia Orchestra agli antichi splendori del passato. Avevo ascoltato la prestigiosa orchestra londinese negli ultimi anni sotto la guida di Charles Dutoit, Riccardo Muti, Christoph von Dohnányi, Roger Norrington e, sinceramente, mi era sembrata (parere strettamente personale), pur nell’eccellenza delle performance, leggermente al di sotto delle sue grandissime consorelle londinesi. I due anni sotto la bacchetta di Salonen devono aver operato una autentica metamorfosi: un vero e proprio prodigio di suoni. Bisogna ascoltare dal vivo il suono dei contrabbassi e dei violoncelli nel Lemminkäinen a Tuonela o il suono degli archi da cui si eleva il solo del corno inglese (una inarrivabile Jill Crowther) nel Cigno di Tuonela! La Lemminkäinen Suite op.22 di Sibelius ha avuto in Salonen e nella Philharmonia gli interpreti ideali. Come ilSacrestravinskijano, gioiello di perfezione esecutiva, con momenti da antologia: impressionante la Danza della Terra, con sonorità telluriche e trasparenti al contempo. Non so, se dovessi fare una graduatoria (ma è difficile!) dei concerti sinfonici di questo MiTo ascoltati fino a ieri, metterei al primo posto questo della Philharmonia diretta da Salonen.
Parte del pubblico ha disturbato il brano di Sibelius: a parte i consueti sfoghi catarrali che si inserivano giusto sul tessuto sonoro degli archi, si è sentito anche una sorta di latrato (che aveva già disturbato lo scorso anno la RPO diretta da Dutoit): cani e loro simili non dovrebbero avere accesso nelle sale per concerto. Confido nella comprensione degli animalisti.