Le nozze di Figaro di W.A.Mozart dopo un mese ritornano a Torino: stavolta si fermano alle porte della città, al Teatro Superga di Nichelino, comune della “cintura”. Verrebbe spontaneo un confronto con l’edizione del Teatro Regio; si potrebbe anche fare, tenendo conto ovviamente della diversità di mezzi (anche e soprattutto finanziari) delle due istituzioni. Semplificando al massimo potrei subito dire che nell’edizione del Superga erano presenti quegli elementi di brio, vivacità, spontaneità che molti spettatori e recensori non avevano trovato nell’edizione del Regio. Forse perché al Superga non ci si è posti l’obiettivo di dire qualcosa di nuovo e diverso (obiettivo per altro fallito al Regio) rispetto a ciò che Mozart e Da Ponte avevano più che egregiamente detto. Non sto comunque sostenendo che il rispetto estremo del libretto sia necessariamente carta vincente: ci vuole un buon regista che sappia portare lo spettacolo in scena (lo stesso vale, d’altronde, per gli spettacoli cosiddetti “innovativi”). Maura Ippoliti è tale. In altre occasioni avevo apprezzato e lodato le regie della Ippoliti (Werther, La Traviata) e lo faccio anche stavolta. Una cura capillare di ogni gesto e ogni movimento degli interpreti, mai lasciati a se stessi, ma resi sicuri da una guida esperta e colta. Il tutto senza mai scadere nella farsa, pericolo in agguato in questo repertorio. La Ippoliti dimostra di sapere perfettamente che Le nozze di Figaro sono un “dramma giocoso” e tale lo fa diventare dalla prima all’ultima scena. Ci vuole certo una buona compagnia di canto.

La compagnia di canto fa capo a “Fantasia in re” di Reggio Emilia, che collabora abitualmente col Superga. Gli interpreti forse non appartengono allo star system della lirica, ma sono eccellenti professionisti che nulla hanno da imparare dai loro colleghi più fortunati. Cominciando dai due sposi in fieri: Figaro è stato Luciano Miotto, un Bassbariton argentino di carriera internazionale, che a superbe qualità vocali unisce verve e notevolissime capacità attoriali, insomma un Figaro riuscitissimo: l’aria Aprite un po’ quegli occhi eseguita in platea rivolgendosi al pubblico maschile in coppia (“già ognuno lo sa”) è stata irresistibile. Susanna è stata Giulia De Blasis, giovanissima soprano di ottima scuola (attualmente con Renata Scotto): deliziosa, spigliata, spumeggiante, vocalmente perfetta anche in Deh vieni non tardar, in cui ha raggiunto senza difficoltà la “notturna face” che mette a disagio tante Susanne…

Luciano Miotto e Giulia De Blasis nell’ultimo atto de Le nozze di Figaro
La coppia in crisi: la Contessa è stata Stefanna Kybalova, soprano bulgara italiana di adozione, vincitrice di vari concorsi prestigiosi e apprezzatissima Violetta ne La Traviata a Le Roncole del 2011 (http://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/roncole-verdi-la-traviata) Posso confermare il giudizio sottolineando soprattutto la totale padronanza delle dinamiche e dell’emissione emersa nelle due arie, affrontate in modo superbo.

Stefanna Kybalova in “Dove sono i bei momenti…”
Il Conte è stato Donato di Gioia, presenza abituale al Superga (Don Giovanni, Dandini…), che ha confermato le sue doti vocali e la sua serietà di interprete. Ottima l’aria Vedrò mentr’io sospiro.

Donato Di Gioia “Vedrò mentr’io sospiro..”
La coppia adolescenziale: Cherubino è stato una deliziosa Elena Rapita, soprano russa attivissima in Italia e già presente al Superga in alcune operette. Splendida nelle due arie (un “Non so più cosa son…” da antologia), irresistibile scenicamente.

Elena Rapita (di spalle) con la Kybalova e la de Blasis in “Voi che sapete”
Barbarina è stata Angela Angheleddu, giovanissima, vincitrice del terzo premio al Flaviano Labò di Piacenza nel 2013: a giudicare dall’aria “L’ho perduta..” sono pronto a scommettere sulla sua affermazione nel mondo dell’opera. La coppia matura: Bartolo è stato Massimiliano Catellani, ottima voce di basso che ha evidenziato nell’aria “La vendetta”. Marcellina è stata Claudia Marchi, irresistibile in tutti i suoi interventi per cui spiace il taglio, secondo tradizione, dell’aria del quarto atto.

Claudia De Marchi, Massimiliano Catellani, Donato Di Gioia e Antonio Colamorea nel finale del II atto
Antonio Colamorea è stato un perfetto Basilio e un ottimo Don Curzio. Lorenzo Malagola Barbieri un Antonio irresistibile.

“Contessa, perdono…”
Da citare le scene minimali, ma efficaci e i costumi semplici, ma bellissimi di Artemio Cabassi. Il Coro Lirico del Piemonte diretto da Sonia Franzese, che stavolta si è impegnata anche come suggeritrice, ha dimostrato una volta di più la sua professionalità. Last but not least Stefano Giaroli, demiurgo musicale di questi spettacoli, cui il pubblico di Nichelino è ormai legato da un rapporto di profonda stima e affetto. Ottima direzione, tempi giusti, giusto equilibrio orchestra/palcoscenico: che si vuole di più? L’Orchestra Cantieri d’Arte inoltre non delude mai.

Applausi finali (da sx: A.Colamorea, M.Catellani, E.Rapita, S.Kybalova, L.Miotto, G.De Blasis, D.Di Gioia, A.Angheleddu, C.Marchi, S.Franzese, L. Malagola Barbieri)
In conclusione: quasi quasi questo derby Superga-Regio (per dirla in termini calcistici) si risolve 1 a 0 per il Superga? È azzardato sostenerlo: sta di fatto che gli spettatori di ieri sera erano tutti pienamente soddisfatti e convinti (a cominciare da me), nessuno aveva da ridire su regia, tempi lenti, mancanza di brio, e si sarebbe continuato ad applaudire ancora a lungo, se la compagnia di canto che doveva rientrare in sede non avesse fatto eloquenti segni di commiato. Be’ qualcosa vorrà pur dire, o no?….