Parte da stasera un ciclo di cinque concerti dedicati all’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven e all’integrale delle Sinfonie di Schubert. Unico interprete Alexander Lonquich nella doppia veste di solista e direttore della OSN Rai. I concerti beethoveniani saranno eseguiti in ordine rigorosamente cronologico (uno per serata), mentre le sinfonie schubertiane saranno abbinate con un criterio di tonalità. Stasera il Secondo concerto beethoveniano (cronologicamente primo) e il si bemolle maggiore del concerto e della Seconda schubertiana. Dirette su Radiotre e sul web nel sito dell’Orchestra.
Lonquich completa l’accostamento Beethoven-Schubert all’Unione Musicale con due concerti fuori abbonamento il 6 e il 13 maggio. Sarà affiancato dalla moglie, la pianista Cristina Barbuti.
Il direttore Juanjo Mena è da tempo una presenza costante dell’OSN Rai. Direttore principale e artistico dell’Orchestra Sinfonica di Bilbao è in continua affermazione: recentemente il Carlo Felice di Genova lo ha nominato primo direttore ospite. A lui è stato affidato il concerto di chiusura della Stagione 08/09 della OSN Rai.
Il brano più interessante era il Concierto in modo galante per violoncello e orchestra di Joaquin Rodrigo. Composto nel 1949 per Gaspar Cassadò, che ne fu entusiasta, il concerto rievoca il Settecento anche se nell’Adagietto centrale il solista si lascia andare a una cantabilità che ricorda un po’ il Concerto di Aranjuez. Ne è stato efficacissimo interprete Asier Polo, che ha poi concesso per bis un brano di De Falla.
Asier Polo
Il concerto di Rodrigo era preceduto dalla Suite Provençale di Darius Milhaud, che fa parte di quell’op.152, che oltre alle musiche di scena per il “Bertrand de Born” di Valmy Baisse, comprende le Trois chansons troubadours come 152a, la suite da concerto come 152c e quella per balletto come 152d. Echi trovadorici e richiami alla Provenza attraverso ritmi e colori strumentali sono presenti nella composizione.
La serata si concludeva con la Sesta Sinfonia op.68 “Pastorale” di Beethoven.
Con le note dell’Hirtengesang si conclude la stagione dell’OSN Rai (seguirà un ciclo di 5 concerti fuori abbonamento), una delle più interessanti per programmazione e per solisti; non premiata come avrebbe meritato dalla presenza del pubblico che in genere è stato poco numeroso (almeno nel turno rosso).
Graditissimo ritorno del giovane direttore slovacco che ha diretto il penultimo concerto della Stagione dell’OSN Rai all’Auditorium Toscanini. Programma interessante con tre brani unificati dal tema della morte. E’ almeno la seconda volta in questa stagione che questo tema ricorre (il concerto diretto da Pletnev il 5 febbraio scorso). Forse inevitabile se si inserisce Rachmaninov in cui il memento mori è una costante di gran parte della sua produzione.
Si inizia con Tod und Verklärung op. 24 di Richard Strauss: un uomo in agonia lotta contro la morte, vede scorrere tutta la sua vita, in cui non ha realizzato i suoi obiettivi, ma ecco che il cielo gli dona ciò che cercava: la trasfigurazione!
(BPO, H.von Karajan. Si può completare in tre parti)
Si prosegue con Sechs Monologe aus “Jedermann” di Frank Martin per baritono e orchestra su testo di Hofmannstahl: una figura indefinita (Jedermann, Ognuno) si trova faccia a faccia con la Morte e si rende conto di non poter giungere alla salvezza, non gli resta che il pentimento… Ecco il quarto monologo:
(D.Fischer-Dieskau, BPO dir. dall’Autore)
Il baritono Detlef Roth ne è stato efficace interprete.
Si conclude con le Danze Sinfoniche op.45 di Rachmaninov, ultima sua composizione dedicata all’amico Eugene Ormandy. Il tema del Dies irae torna inesorabilmente anche in questa ultima sua opera, che diviene così una sorta di suite di danze macabre.
(si può ascoltare per intero in 6 parti)
Juraj Valcuha si è confermato un ottimo direttore. A leggere le note biografiche, sembrerebbe “libero”… Farci un pensierino e impegnarlo con l’OSN? Tanto più che con l’Orchestra sembra avere un buon rapporto e il pubblico lo applaude con dei “bravo!” ripetuti… O si aspetta che qualche istituzione più intraprendente faccia prima?
A soli 29 anni il finlandese Pietari Inkinen è un fior di direttore e lo dimostra ogni volta che sale sul podio della OSN Rai. Riesce a valorizzare in pieno le potenzialità dell’Orchestra, che dà il meglio di sé, come è stato nel 22° Concerto della stagione in corso in cui c’è stata un’ottima performance della Prima Sinfonia di Mahler.
La Sinfonia è stata preceduta da quella che probabilmente era la vera attrattiva della serata: il Concerto in re minore per violino, pianoforte e archi di Felix Mendelssohn Bartholdy. Composto all’età di 14 anni mostra già un compositore adulto. Interpreti due grandi virtuosi: Augustin Dumay e Louis Lortie. Applauditi calorosamente dalla sala, stavolta più colma del solito, hanno generosamente concesso per bis il Presto Agitato dalla Sonata op.108 di Brahms.
Augustin Dumay
Louis Lortie
Il Concerto non è pagina frequente e forse vale la pena di ascoltarla (in altra esecuzione ovviamente).
(chi lo desidera può proseguire: in 5 parti c’è tutto il Concerto)
Come già avevo scritto nell’articolo del 3 aprile “Christian Arming dirige Schubert…”, oggi alle 10:35 su Raiuno è stato trasmesso in differita il Concerto di Pasqua dal Duomo di Orvieto. Programma limitato alla sola Messa, altrimenti con 10 minuti di musica in più si rischiava l’overdose. Esempio preclaro di come non va fatta la ripresa tv di un concerto. Immagini che vagano per la navata centrale del Duomo alla continua ricerca di un punto di appoggio, acrobazie inutili tra le volte e i pilastri, qualche primo piano di orchestrale in atteggiamento concentrato, quasi sofferente, durante l’esecuzione, inquadrature di opere d’arte non in sintonia col testo liturgico cantato al momento… Capisco che il Duomo di Orvieto è un boccone troppo prelibato, ma da un regista tv incaricato della ripresa di un concerto è legittimo aspettarsi un atteggiamento diverso da quello di un turista armato di videocamera che vuole immortalare le proprie vacanze. Quando un guru della tv italica sentenziò più di 20 anni fa che la musica classica non aveva senso in televisione cancellandola ipso facto dai palinsesti forse aveva presente prodotti come questo, che non hanno senso in nessun caso, indipendentemente dal genere.