Stavolta pubblico numeroso all’Auditorium Rai: Arcadi Volodos ha un forte appeal, ogni suo concerto a Torino è stato un successo. Né potrebbe essere altrimenti: questo russo 38enne, definito “erede di Horowitz”, che inizia a studiare pianoforte a 16 anni senza eccessiva convinzione, spinto dalla sua maestra Galina Equizarova, per proseguire poi a Parigi con J.Rouvier e successivamente a Madrid con Dmitri Baškirov, ha una tecnica strabiliante unita a una musicalità e sensibilità uniche. Qualità che sono emerse in una bellissima esecuzione del Secondo Concerto di Brahms. Se a ciò si aggiunge una cantabilità intensa e misurata al contempo (possibile retaggio dei suoi iniziali studi di canto), ne sortisce l’interprete ideale della musica romantica: la precisione tecnica assoluta non dando luogo ad algide esibizioni, ma coniugandosi a un suono sempre pieno di poesia genera interpretazioni che vanno direttamente al cuore, lasciando appagato l’intelletto.
Applauditissimo non si è risparmiato e ha donato ancora tre bis, tra cui un Vogel als Prophet dalle Waldszenen di Schumann davvero magico e indimenticabile.
A interagire con lui l’OSN guidata dal direttore principale, Juraj Valčuha, che ha aperto la serata con la Prima Sinfonia di Ciaikovski, pagina troppo a lungo ingiustamente negletta dalle istituzioni concertistiche che finalmente sta conquistando il posto che merita. Buona esecuzione, anche se, a mio giudizio, carente di quella dimensione sognante (Sogni d’inverno) e nostalgica che sigla interpretazioni più pertinenti.
Termina così la Stagione 2009/2010 della OSN Rai. Non voglio fare bilanci consuntivi, sarebbe presuntuoso da parte mia. Mi auguro che la prossima stagione veda soprattutto più attenzione da parte della Rai con una maggiore visibilità televisiva che valorizzi al meglio quello che forse è il suo tesoro maggiore: peccato che non se ne accorga ed esibisca continuamente paccottiglia spacciata per merce preziosa.