Stasera su Rai 5 sarà trasmesso un Concerto della OSN Rai con Sol Gabetta al violoncello e Kirill Karabits sul podio. Ne ho già scritto e rimando al post dello scorso 24 aprile:
Stasera su Rai 5 andrà in onda il Concerto che Semyon Bychkov diresse lo scorso dicembre alla OSN Rai. Il programma comprende l’OttavaSinfonia di Bruckner. Ne scrissi in occasione dell’evento:
Nel nome di Richard Strauss si conclude la Stagione 2014/15 della OSN Rai. È uno degli autori prediletti da Juraj Valčuha, che nel corso di questi anni sembra voler proporre quasi una integrale sinfonica dell’Autore. I Vier letzte Lieder e Tod und Verklärung: pagine composte a 60 anni di distanza, ma accomunate dall’idea della morte e della trasfigurazione. “ist dies etwa der Tod?” (e questa forse la morte?) così si conclude ImAbendrot e la risposta arriva dal motivo della trasfigurazione che risuona nell’orchestra in modo velato a mo’ di congedo, lo stesso del poema sinfonico op.24 composto nel 1888/89. Quest’ultimo aveva un preciso programma: un artista che rivive nell’agonia le sofferenze e le frustrazioni della propria vita e vede solo nell’esperienza della trasfigurazione la salvezza, il momento “in cui lo spirito abbandona il corpo per trovare compiute nello spazio eterno le cose che non possono esser conseguite quaggiù”. Significativo che Strauss si congedi con questo verso e questo motivo.
Interprete vocale dei Lieder KrassimiraStoyanova, credo al suo debutto in Rai (e forse a Torino). Nella scorsa estate è stata notevolissima Marescialla nel Rosenkavalier a Salzburg. È uno dei soprani più richiesti e applauditi del momento. Un vero privilegio concludere la Stagione con una sua performance, soprattutto se, come in questo caso, si è trattato di una magnifica interpretazione in perfetta sintonia con Orchestra e Direttore.
Tod un Verklärung era già stato diretto da Valčuha quando non era ancora direttore principale della OSN e già allora era stato rivelatore del suo talento al punto che mi ero augurato un suo incarico presso la Compagine (nomina che è giunta poche settimane dopo):
La serata si è aperta con Siegfried-Idylldi Wagner, eseguito con un organico abbastanza ampio (per restare in tema, secondo me sarebbe andato meglio il Preludio e Liebestod dal Tristano) e ad aprire la seconda parte la Passacaglia op.1 di Anton Webern, una sorta di congedo dal mondo musicale di inizio Novecento. Ovazioni al termine del Concerto all’Orchestra e soprattutto al Direttore.
Con questa serata di “congedi” musicali si congeda anche la Stagione 2014/15 della OSN. Non spetta a me fare bilanci, comunque mi pare sia stata una bella stagione. Se dovessi indicare le serate più riuscite al primo posto metterei sicuramente Les pêcheurs de perles di Bizet, sia per lo sforzo produttivo, sia per l’esito artistico, al secondo il Concerto diretto da Eiji Oue per l’altissimo risultato musicale dovuto al Direttore, poi i concerti diretti da Bychkov e da Conlon (i grandi maestri sul podio “contano”). La cosa negativa lo spostamento alle 21:00 del turno rosso per esigenze di diretta tv che mai è stata effettuata (della serie: il danno e la beffa), si spera che si ripari alla prossima Stagione (sarebbero gradite anche le scuse per l’inutile disagio arrecato).
È consuetudine da alcuni anni dedicare almeno un concerto della Stagione della OSN Rai alla musica “antica”, se così può esser definita quella che precede la seconda metà del Settecento. Sono chiamati a dirigerla direttori specializzati nel repertorio: quest’anno FabioBiondi.
In programma musiche di Giovanni Battista Pergolesi e Johann Sebastian Bach. Del primo un Concerto per flauto, archi e basso continuo a lui attribuito e il celeberrimo Stabat Mater. Di J.S. Bach la Suite-Ouverture n.2 BWV 1067. Flauto solista nel Concerto e nella Suite Giampaolo Pretto, prima parte della Orchestra.
Ottime esecuzioni sia del Concerto che della Suite, che testimoniano la estrema duttilità della OSN in grado di passare con risultati eccellenti dal contemporaneo al primo Settecento.
Il pezzo forte della serata era comunque lo Stabat Mater di Pergolesi. Forse eseguito in sintonia con l’Ostensione della Sindone era assente dalle programmazioni Rai di Torino dalla Settimana Santa del 1980. Soliste di alto rango: Jennifer O’Laughlin e SaraMingardo.
Pubblico meno numeroso del solito e di quel che mi sarei aspettato (Giovedì 30 aprile): il maxiponte del 1°maggio? una disaffezione del pubblico abituale a un repertorio che non è quello cui in genere è pigramente aduso? (Ma l’Ostensione non avrebbe dovuto richiamare masse che si sarebbero poi riversate nei teatri, nella sale per concerto, nei vari esercizi cittadini come tanti mercanti nel tempio vanno pontificando da tempo garantendo enormi “ritorni economici”?) Comunque il pubblico presente ha tributato il meritato successo agli interpreti che hanno concesso anche bis sia nella prima parte che nella seconda della serata. Ripresa tv, ma niente diretta (sarà trasmessa il 17 settembre con buona pace di chi ha modificato l’orario dei concerti per motivi di palinsesto).
Torna Sol Gabetta a Torino dopo il Concerto del novembre scorso per l’Unione Musicale; torna con uno dei brani preferiti: il Concerto op. 33 di Camille Saint-Saëns. «Se ne sente spesso parlare come di un concerto di seconda categoria; invece è un piccolo capolavoro di freschezza ed energia, con un equilibrio particolare fra chiarezza classica e un Romanticismo vago e sognante» (da un’intervista a Sistema Musica). «Fin dall’inizio: il concerto manca della lunga introduzione orchestrale che spesso figura nei concerti per violoncello e orchestra, durante la quale il solista aspetta, aspetta… e intanto si raffreddano le dita e sale il nervosismo. Qui invece si attacca subito, esplode all’improvviso come un temporale, ma ecco che poi segue un passaggio, che io amo profondamente, in cui tutto si addolcisce, si schiarisce, come se si aprisse il più limpido dei cieli. Con l’orchestra lo scambio è continuo; nella parte centrale c’è un momento, geniale a mio parere, in cui ho l’impressione di un grande gioco di canti di uccelli fra gli alberi, con i suoni che giungono ora da qui, ora da là, fino all’arrivo della cadenza che sembra riportare giù, alla terra. Poi si risale, si ritrovano il cielo e gli uccelli, si danza, fino al brillantissimo finale». (idem).
«Ho suonato questo brano per la prima volta a dodici anni, dunque è uno dei primi concerti che io abbia avuto occasione di eseguire con l’orchestra. Forse anche per questo torno a suonarlo ogni volta con immenso piacere; eppure, da allora, a ogni singola esecuzione, sento di poter trovare ogni volta una nuova maniera di entrarci, una freschezza nuova». (idem).
Anche nella performance di ieri sera (23 aprile 2015) c’era una indubbia freschezza, una totale assenza di routine che spesso è in agguato nelle esecuzioni più che collaudate dagli interpreti.
Ai calorosi applausi degli innumerevoli fan che ha nel pubblico torinese ha risposto con una pagina cui è attualmente legata e che già aveva proposto il 26 novembre u.s. al Conservatorio: Après un rêve di Gabriel Fauré, stavolta con l’accompagnamento orchestrale, brano quasi coevo al Concerto di Saint-Saëns, di cui la Gabetta sa rendere in pieno la sognante elegia.
Un ritorno anche per il direttore Kirill Karabits dopo un concerto del febbraio 2009.
Kirill Karabits
Avevo allora espresso su questo blog la speranza di rivederlo presto sul podio della OSN. Be’ sei anni non so come valutarli: facciamo col meglio tardi che mai. È tornato proponendo due brani di non frequente esecuzione che fanno parte del suo attuale repertorio che sta incidendo con la Bournemouth Symphony di cui è direttore principale.
La Sinfonietta in la maggiore di Prokof’ev, opera giovanile il cui interesse risiede nel verificare le già notevoli doti del 18enne Musicista. Essendo pagina poco nota era in prima esecuzione alla Rai. La Terza Sinfonia in re maggiore op.29di Ciaikovskij è la meno eseguita e meno conosciuta delle sei. Non sto a entrar nel merito se a torto o a ragione: era assente da 19 anni dalle programmazioni Rai (Aleksandr Lazarev) e la riproposta è stata quanto mai opportuna.
Karabits ne ha diretto una buona esecuzione, anche se (parere mio personale) non mi sembra che sia riuscito a convincere pienamente l’Orchestra del valore della pagina: è ciò che dovrebbe fare un direttore se vuole che ci sia quel quid che rende memorabile una performance. Ieri sera non mi è parso che ci fosse…