Alle ore 11:00 sarà possibile seguire in diretta streaming la presentazione della Stagione 2018/19 del Teatro alla Scala di Milano.
Alle ore 11:00 sarà possibile seguire in diretta streaming la presentazione della Stagione 2018/19 del Teatro alla Scala di Milano.
Firmato l’accordo tra Lavoratori e Dirigenza del Teatro dell’Opera di Roma. Ritirati i 182 licenziamenti in cambio di una riduzione del costo del lavoro. Vengono limitati o annullati indennità e benefici che andavano ai lavoratori. Scompare quindi “l’indennità sinfonica” con un risparmio di 250 mila euro, viene ridotta “l’indennità Caracalla” con un risparmio stimato intorno ai 200 mila euro e saranno tagliati un milione e 800 mila euro di premi di straordinario, in più si chiederà una maggiore flessibilità lavorativa per non far ricorso agli “aggiunti”. La Sovrintendenza si impegna a produrre di più e in modo più “intelligente”.
http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/farsa-dellopera-rientrano-i-licenziamenti-1068919.html
Un articolo di Alberto Mattioli su La Stampa del 12 novembre u.s. che riassume un servizio di Classic Voice sull’argomento cerca di far luce su quanto guadagnano e quanto lavorano i musicisti delle nostre fondazioni liriche. “Il contratto prevede che un professore d’orchestra lavori per 28 ore a settimana (30 al Regio di Torino e 33 alla Scala per accordi aziendali) per un massimo di 11 <<prestazioni>> settimanali e sei ore al giorno. Per <<prestazioni>> (massimo due al giorno) si intendono prove e recite. Escludiamo i lunedì, giorni di riposo, le festività e le ferie in media 30 giorni all’anno (sono 45 a Berlino o Zurigo): restano circa 270 giorni lavorativi all’anno. Anzi resterebbero, perché visto che i teatri non producono, in realtà nessuno li <<lavora>>. Gli stakanovisti stanno al San Carlo di Napoli: 167 giorni per le prime parti, 217 per le file. Seguono Torino (rispettivamente 162 e 206) e l’Arena di Verona (143 e 198). Si lavora di meno, manco a dirlo, all’Opera di Roma, con una media di 125 giorni l’anno, poi al Carlo Felice di Genova, 128 giorni, e al Maggio di Firenze, 144. La Scala si rifiuta di calcolare il lavoro in giorni, ma lo fa in <<prestazioni>>: l’equivalente di 120 giorni per le prime parti e di 150 per gli altri. Siamo molto lontani da quel che succede in Europa. Anche perché in Italia si perpetuano evidenti assurdità. Per esempio, la regola vuole che per le prime parti sia sempre disponibile un sostituto, cui quindi viene accreditata una <<prestazione>> anche se non suona. Oppure alcune orchestre hanno in organico un pianista. Visto che le opere a richiederlo sono pochissime, costui in pratica non fa nulla, anche perché non si può utilizzarlo come maestro collaboratore. Le buste paga non sono faraoniche. Lo stipendio-base per un primo violino è di 2288,94 euro lordi mensili, più scatti di anzianità, straordinari, indennità e così via. Le mensilità sono 14 più un premio di produzione e ovviamente i compensi variano da teatro a teatro: un orchestrale costa mediamente 93687 euro all’anno alla Scala e 78573 all’Opera di Roma, contro 49348 al Petruzzelli di Bari e 58159 a Cagliari. All’estero gli stipendi sono più alti: da 10 a 6 mila euro lordi alla Bayerische Staatsoper di Monaco per esempio contro una busta paga da 7 mila a 4800 euro alla Scala. Morale sintetica (e già enunciata mille volte): i problemi dei teatri italiani stanno nella loro scarsa produttività e nella scarsissima competenza di chi li dirige. Ma possono funzionare, magari non benissimo, ma funzionare sì, anche con le regole attuali. Pendete La Fenice, attualmente il migliore, dove si sono in pratica raddoppiate le recite senza assumere aggiunti, pagare straordinari e nemmeno esaurire il monte ore di orchestrali e coristi.. Ma semplicemente organizzandosi meglio….” © La Stampa