Stasera alle 21:15su Rai 5 andrà in onda un dittico in cui un’opera del Trittico pucciniano viene abbinata a un’opera di Bartók. Lo spettacolo fa parte di un progetto triennale realizzato in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago in occasione del centenario della morte di Puccini, che cade nel 2024. Il suo Trittico verrà scomposto e ricomposto in tre dittici, proposti uno all’anno per tre stagioni consecutive, grazie all’accostamento di ogni titolo a un altro capolavoro del Novecento. “Solo dopo aver composto Il tabarro – dice il Direttore musicale dell’Opera di Roma Mariotti – Puccini decise di accompagnare il dramma in un atto con Suor Angelica e Gianni Schicchi. L’idea del Trittico, quindi, è nata strada facendo. La nostra idea è stata invece quella di scomporlo, accostando ciascun titolo a un altro atto unico novecentesco, che ne esalti le caratteristiche musicali e drammaturgiche più salienti. Un modo quindi per guardare il capolavoro tripartito di Puccini da un’angolazione diversa. In questa stagione cominciamo con Il tabarro e Il castello del Duca Barbablù: due opere perfettamente coeve, entrambe andate in scena per la prima volta nel 1918, ed entrambe storie di incomunicabilità all’interno della coppia, che sfociano nella violenza”.
Strano modo di onorare Puccini nel centenario della morte: smembrare per l’ennesima volta il Trittico che il suo Autore voleva eseguito in una sola serata. Almeno per il Centenario lo si poteva fare: alla Deutsche Oper di Berlino lo faranno.
Nel Tabarro cantano Luca Salsi, Maria Agresta, Gregory Kunde nei ruoli principali. Nell’opera di Bartók Szilvia Voros e Mikhail Petrenko. Dirige Michele Mariotti. Regia di Johannes Erath.
“Il tabarro incomincia con un tramonto – dice il regista Johannes Erath – ma termina in una notte cupa, dove la luce di un fiammifero diventa fatale per una coppia che ha perso la capacità di esprimersi e di comunicare. Anche Il castello di Barbablù inizia con una coppia nella notte: anche in questo caso il loro sforzo di esprimersi e comunicare non porterà alla luce. Affiancare questi due capolavori ci offre l’occasione rara di osservarli con uno sguardo nuovo: l’atto unico di Puccini appare molto più simbolista e impressionista di quello che si immagini, mentre quello di Bartók è più realista di quanto si immagini”.
Accanto a Erath sono impegnati Katrin Connan, che firma le scene, Noëlle Blancpain, che cura i costumi, Alessandro Carletti per il light design e Bibi Abel per i video.