“La moglie di Tchaikovsky” film di Kirill Serebrennikov

Il prossimo 6 novembre ricorre il 130° anniversario della morte di Ciaikovskij. Dal 5 ottobre è in programmazione nei cinema il film La moglie di Tchaikovsky. Credo però che si tratti di un caso, escludo che il film voglia essere un omaggio al grande Compositore. Il regista si focalizza su Antonina Miljukova, la donna che il Musicista sposò il 18 luglio 1877 e la narrazione procede dal di lei punto di vista. Lo fa in maniera estrema al punto che anche la musica di Ciaikovskij è quasi assente nel film (tranne qualche brano per pianoforte eseguito, male, dalla Miljukova e poche battute iniziali della Francesca da Rimini).

Foto di Ciaikovskij e sua moglie fatta 18 giorni dopo le nozze
La foto nel film. Grande cura nella riproduzione.

Esiste un modo interessante di esaminare le cose e le persone grandi che consiste nell’osservare il riflesso che emanano, piuttosto che guardare direttamente a loro. C’è un’opera teatrale molto famosa di Mikhail Bulgakov, “Alexander Pushkin”, che parla di Pushkin, ma in cui Pushkin stesso non compare mai. È un esempio di quanto sia interessante vedere cosa si può dire di qualcuno senza che sia presente. Questa lente offre molte possibilità. Così dichiara il regista, e ancora: Sono stato interessato a Tchaikovsky per molto tempo. Ai miei occhi è una specie di UFO: tutti lo conoscono, ma nessuno sa nulla di lui. Esiste un libro in due volumi [Tchaikovsky: The Quest For the Inner Man] del professore di Yale Alexander Poznansky, che mi ha profondamente segnato. Gli sono molto grato per aver scritto questo libro, che è un resoconto quotidiano della vita di Tchaikovsky. Il libro mi ha reso le cose più chiare e comprensibili. Poi ho letto il libro di Valeri Sokolov su Antonina Tchaikovsky [Antonina Tchaikovskaya: Historia zabytoj zhizni]. Entrambi facevano parte della mia ricerca iniziale su Tchaikovsky, che ho svolto molto tempo fa. Ho scritto una prima bozza della sceneggiatura, rimasta poi a lungo in un cassetto in attesa di vedere la luce, finché finalmente le circostanze erano quelle giuste.Naturalmente non mi sono limitato a quei due libri: ho letto tutto quello che ho trovato su di lei, ma non si è conservato molto a parte le sue memorie e alcune lettere. Ho trovato la sua vita ancora più interessante sapendo che viene spesso vista come una specie di stupida che non riusciva ad apprezzare il talento di Tchaikovsky, una persona che non meritava di essere la sua compagna. Questo mi ha spinto a chiedermi se fosse davvero stupida come la facevano passare. Mi ha fatto venire voglia di scavare più a fondo e scoprire di più. Magari c’era qualcos’altro sotto, magari voleva esprimere la sua personalità in un modo diverso. Perché accanto a un sole così grande, sarebbe impossibile non scottarsi. Quindi avevo molte domande. Quindi: È un film su di lei, su una donna. È più di una semplice storia di vita: è un’indagine sulla sua personalità, sulla sua natura, sull’essenza stessa di questa vita complicata e traumatizzata che rasenta la tortura.

Le nozze.

Quanto all’omosessualità: Devo dire che in quell’epoca c’era una discriminazione ancora maggiore di quella contro gli omosessuali: la discriminazione contro le donne. La società era ipocrita sulla questione dell’omosessualità, ma era un tema di cui non si parlava. In alcuni casi, era addirittura tollerata, soprattutto quando membri della classe dirigente erano gay, come il granduca Sergei Romanov o il poeta K.R. [granduca Konstantin Konstantinovich], purché fossero ai vertici della gerarchia del potere. Ma la discriminazione nei confronti delle donne a quel tempo era terribile. Da qui il mio interesse per questa violenza che viene mascherata dal cosiddetto decoro.

Momenti di crisi.

Non voglio competere con Kirill Serebrennikov, che è attivista LGBT, ma per quanto ne so nella Russia zarista l’omosessualità era punita con l’art. 995 del codice penale che prevedeva la deportazione in Siberia, inoltre Ciaikovskij non accettò mai la propria omosessualità, fu ciò che lo spinse al matrimonio, per mascherarla forse più a se stesso che agli altri, la visse sempre con tormento. Mi pare che il regista non abbia letto il libro di Aleksandra Orlova dove si sostiene il suicidio del Musicista su ordine di un gran giurì che voleva evitare uno scandalo legato alla sua omosessualità. Ma forse questo sarebbe un altro film….

Il film ha notevoli pregi: innanzitutto la convincente interpretazione di Alyona Mikhailova, onnipresente nel film. Notevole anche Odin Lund Biron nel ruolo di Ciaikovskij. Sontuosa la ricostruzione della Russia della seconda metà dell’ Ottocento. Chi ama Ciaikovskij e la sua musica forse resterà alquanto deluso, ma il film merita lo stesso una visione.

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3 Risposte to ““La moglie di Tchaikovsky” film di Kirill Serebrennikov”

  1. umberto spigo Says:

    Condivido il tuo giudizio .E’ un film veramente notevole , con una protagonista sconvolgente per capacità di immedesimazione. Uno dei suoi punti forti sta proprio nel ripercorrere, anche se spesso trasversalmente , momenti fondamentali della vita di Ciaikowskji facendo risuonare solo vaghi frammenti della sua musica, la cui “essenza” ne permea però virtualmente parti importanti . Mi riferisco soprattutto all'”Eugenio Oneghin”, della quale non si ode neppure una nota. Ma è citata più volte ( come la sua fonte letteraria) dalla stessa Miljuchova che paragona il suo rappCorto col musicista a quello tra Oneghin e Tatiana. Trasparente è infatti l’eco della Scena della Lettera nella dichiarazione d’amore di Antonina e nelle sue modalità , mentre una delle sequenze capitali del film, e tra le più angoscianti, quasi insostenibile, (dalla quale è tratto il fotogramma della locandina), sembra concepita come una dolorosa “parodia” della scena finale dell’ Opera , a parti rovesciate.
    Concludo consigliando la visione di un precedente film di Serebrennikov, Summer , del 2018, pure molto bello, cche secondo me mostra non lievi punti di contatto con La moglie di Cjaikowskji , anche se di ambientazione storica molto diversa. E’ infatti incentrato sulle vicende di due cantanti rock/punk, e delle loro band, nella Russia sovietica, ormai al termine del suo corso storico, negli anni 80 del secolo scorso. La musica e le canzoni qui occupano un ruolo primario e diretto ( si potrebbe anzi definire un “musical” sui generis) ma i due film condividono sia le qualità visionarie di diverse sequenze sia la penetrante capacità di rivisitazione del contesto storico e sociale. Poi, anche qui, finisce per risultare centrale una figura femminile tratteggiata con molta sottigliezza ( grazie anche a un’altra meravigliosa attrice, Irina Starsenbaum), la moglie di uno dei due cantanti (e profondamente innamorata dell’altro) alle cui memorie il film sembra essere in parte ispirato.

  2. lincebianca Says:

    Grazie per la recensione, molto dettagliata e interessante. Non conosco il libro di Aleksandra Orlova, lo cercherò per leggerlo.

  3. milleunanota2 Says:

    Il nuovo film (non) su Ciaikovskij

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