IL TRITTICO di Puccini al Teatro Regio di Torino

La rappresentazione del Trittico (Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) in un’unica serata così come voleva l’Autore è un evento raro, bisogna aspettare centenari, centocinquantenari per sperare di vederlo. Lo smembramento delle tre opere iniziò subito, quando l’Autore era ancora in vita. L’opera più sacrificata fu Suor Angelica, seguita dal Tabarro, rimase più in repertorio Gianni Schicchi, che da subito ebbe successo. Il Regio di Torino non fece eccezione: l’ultima volta del Trittico in unica serata fu nel 1982 e fu salutata come un evento. Le opere che lo compongono non ebbero eccessiva fortuna: Gianni Schicchi ricompare nel 2014 abbinato a Una tragedia fiorentina di Zemlinsky, Suor Angelica nel 2015 abbinata a Goyescas di Granados, Il Tabarro era previsto nel 2017 abbinato a Pagliacci ma non se ne fece nulla e Pagliacci rimase da sola. Mi sarei quindi aspettato un “tutto esaurito” invece di trovare una sala dal pubblico scarso con interi settori semideserti. Lo spettacolo è coprodotto con La Monnaie di Bruxelles dove andò in scena nel 2022 e fu anche trasmesso in tv da Arte con la possibilità dello streaming sulla piattaforma per alcune settimane. Tobias Kratzer, il regista, ha utilizzato per ciascuna opera un diverso registro espressivo: il fumetto per Il Tabarro, il cinema per Suor Angelica , la tv per Gianni Schicchi, con dei rimandi all’interno di ciascuna opera. Michele guarda in tv un reality che scopriamo essere Gianni Schicchi, le suore di nascosto leggono un fumetto che narra le vicende del Tabarro, Buoso Donati ascoltando in disco il finale di Suor Angelica è spinto a cambiare il testamento e muore di infarto.

Scena del Tabarro © D. Ratti

Come si vede la scena è divisa in quattro ambienti disposti come le vignette della pagina di un fumetto.

Scena da Suor Angelica © D. Ratti

In Suor Angelica sul fondale è proiettato in b/n ciò che avviene fuori scena.

Scena da Gianni Schicchi ©D. Ratti

In Gianni Schicchi il tutto si svolge in un reality televisivo con la presenza del pubblico sulle gradinate.

Credo che sia inutile domandarsi la necessità di questa messinscena, ormai i registi d’opera hanno carta bianca e delle indicazioni del libretto, per altro in questo caso molto puntuali, se ne infischiano. Comunque lo spettacolo funziona abbastanza nel Tabarro, un po’ meno in Suor Angelica dove il film compromette l’intimità di alcuni momenti, per niente in Gianni Schicchi involgarito al massimo. È un mio parere e va preso come tale. Le cose vanno molto meglio sul piano musicale dove emerge l’ottima direzione di Pinchas Steinberg, uno dei migliori direttori che il Regio scrittura. I tempi sono lenti per adeguarsi ai movimenti dello spettacolo, il suono non copre mai le voci e si riesce a sentire ogni parola. Roberto Frontali è uno straordinario Michele nel Tabarro e un ottimo Gianni Schicchi. Elena Stikhina è Giorgetta nonché Suor Angelica, ottima in entrambi i ruoli anche se emerge di più in Suor Angelica forse più adatto alla sua vocalità. Samuele Simoncini è un Luigi efficace, così come Matteo Mezzaro nel ruolo di Rinuccio. Anna Maria Chiuri è una Zia Principessa agghiacciante, si conferma sempre un’ottima interprete. Un vero lusso la Badessa di Monica Bacelli e la Zita di Elena Zilio che a 83 anni lascia stupefatti per voce e interpretazione. Lucrezia Drei è una deliziosa Lauretta. Annunziata Vestri (Frugola e Suora Zelatrice) si mette in luce in entrambi i ruoli. Una menzione a Gianfranco Montresor (Il Talpa e Simone), a Roberto Covatta (Il Tinca e Gherardo). Ottimo come sempre il Coro. Applausi al termine di ogni opera e una contestazione, isolata, al Regista al termine del Tabarro.

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3 Risposte to “IL TRITTICO di Puccini al Teatro Regio di Torino”

  1. Mauro Says:

    Non ho fatto caso a cosa ci fosse dietro di me, ma mi è parso che domenica pomeriggio ci fosse parecchia gente. Si è udito urlare un esagitato al termine del Tabarro, e sembrava deplorare la regia. Non ci vedo bene (e forse nemmeno ci sento), ma non avrei mai detto che quella signora fosse ottuagenaria! Che poi mi pare la poverina sia stata fatta spogliare assieme al resto della comitiva, vittima della regia leggermente demenziale.

  2. umberto spigo Says:

    Mi trovo in piena sintonia con te nel giudizio su allestimento e regia ( su”Gianni Schicchi” formato reality stenderei proprio un velo d’oblio) come sull’ottimo livello della parte musicale, comprese le valutazioni che dai delle singole “performances”.

    I meditati tempi lenti di Steinberg hanno per esempio indubbiamente giovato alla delibazione di una delle pagine più belle del “Tabarro”( e credo di tutto Puccini), l’evocazione della vita nel sobborgo da parte di Giorgetta e Luigi, con quel tema che sembra già aver piena coscienza delle “intermittenze del cuore “proustiane, anche se non mi pare esservi il minimo indizio che Puccini conoscesse quanto sino ad allora edito della “Recherche”.

    Come hai giustamente osservato, in “Suor Angelica” il video , pure non mancante di momenti azzeccati (sebbene pleonastica, mi è piaciuta l’evocazione della morte di Bianca Rosa presso la “fontana d’oro”), distrae dalla concentrazione sullo sviluppo musicale di alcuni momenti chiave dell’opera : l’orgasmo quasi incontenibile che precede l’incontro con la zia Principessa e lo stesso “Senza mamma”. E’ veramente un peccato perché l’intesa tra Steinberg e la Stikhina mi è sembrata toccare le corde di una profonda sincerità, quasi uno stato di grazia.

    Anche nel “Gianni Schicchi” la lettura di Steinberg mi è parsa convincente soprattutto nel cogliere quei risvolti cupi della visione comica( nella reazione dei parenti alla lettura del testamento e in tutto l’episodio del “falsificando in sé Buoso Donati”: inflessioni che connettono espressivamente l’ultimo pannello del Trittico al senso del “male di vivere” sostanziato più esplicitamente nei primi due capitoli (forse maggiormente nel “Tabarro” che in “Suor Angelica”, dove almeno la “morte è vita bella”).

  3. Roberto Mastrosimone Says:

    Ti ringrazio del bel commento.

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