“La piccola volpe astuta” di Leóš Janáček su Rai 5

volpe

©MMF

Domani andrà in onda su Rai 5 La piccola volpe astuta di Leóš Janáček in un allestimento andato in scena a Firenze nell’autunno del 2009 con la regia di Laurent Pelly e la direzione di Seiji Ozawa. È una plurireplica essendo già stata trasmessa quattro anni fa almeno due volte nell’arco di pochi mesi. Vale però la pena di rivederla poiché lo spettacolo è veramente godibilissimo. L’avevo già segnalata a suo tempo:

https://musicofilia.wordpress.com/2012/05/26/la-piccola-volpe-astuta-di-janacek-firenze2009-su-rai-5/

Poiché ho verificato che i link cui rimandavo non sono più attivi, segnalo altro:

http://www.fermataspettacolo.it/lirica/la-piccola-volpe-astuta-sogno-e-poesia-al-maggio-musicale-fiorentino

http://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/firenze-teatro-comunale-la-piccola-volpe-astuta

Aggiungo anche ciò che scrisse Giangiorgio Satragni su La Stampa:

E’ proprio bella questa Piccola volpe astuta di Janácek, in scena ora a Firenze. È un incanto l’opera, fiaba del Novecento musicale in cui gli animali intersecano la loro vita a quella degli uomini, spesso ricorrendo ad atteggiamenti umani pur rimanendo ferini, ma in un continuo parallelismo innestato nel ciclo eterno della natura, della morte e della rinascita. È un incanto come Seiji Ozawa la dipana sul podio dell’orchestra del Maggio Musicale: nel pullulare delle voci di natura i temi aguzzi e segmentati di Janácek, con i loro ritmi fissi e ripetuti, vengono fuori con trasparenza assoluta, di per sé e nel loro intreccio, sempre con mano di sovrana leggerezza. Quando poi l’orchestrazione sposa i timbri in melodie più articolate, l’orecchio è accarezzato. In un’opera collettiva nella quale gli animali cantano, le tante voci sono parti di un contrappunto della natura, e, benché sulla carta protagoniste, giustamente non devono troppo emergere quelle della Volpe (Isabel Bayrakdarian) e del Guardiacaccia (Quinn Kelsey). Anche nella regia si tratta qui di concertare i movimenti di bipedi, quadrupedi e volatili, tenendo conto che si tratta di uomini travestiti e agenti come animali. Laurent Pelly, che in molti ha suscitato più di un dubbio nella Traviata a Torino, raccoglie con la Volpe astuta la sfida di un realismo assoluto, uscendone vittorioso. Se parte della coreografia risulta sulle prime un po’ kitsch, la delicata naturalezza di tutta la fauna, anche umoristica nei travestimenti ornitologici, è altro motivo d’incanto. © La Stampa

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