CARLOS KLEIBER

Carlos Keiber

Carlos Kleiber

Scrivere di Carlos Kleiber mi mette un po’ a disagio: il rischio è di fare una sorta di esercizio grammaticale sui superlativi assoluti e relativi, finendo inesorabilmente nella banalità e nello scontato. D’altronde accantonarlo può essere un’omissione poco qualificante. Mi sforzerò di evitare, per quanto possibile, le iperboli e i panegirici, che finiscono col non esprimere nulla.

Berlino, 3 luglio 1930: Karl Ludwig Kleiber nasce da Ruth Goodrich e da Erich Kleiber. Si erano conosciuti nel 1927, quando lei lavorava all’ambasciata USA di Buenos Aires e sposati a Berlino pochi mesi dopo. Erich era Generalmusikdirector alla Staatsoper.

Erich Kleiber, terzo a sx tra Bruno Walter, Arturo Toscanini, Otto Klemperer, Wilhelm Furtwaengler, nel 1929 a Berlino. Una foto da genuflessione!

Erich Kleiber, terzo a sx tra Bruno Walter, Arturo Toscanini, Otto Klemperer, Wilhelm Furtwaengler, nel 1929 a Berlino. Una foto da genuflessione!

Erich Kleiber nel 1935 lasciò l’incarico per protesta contro il nazismo e la sua ingerenza nella vita artistica.

Erich e Carlos Kleiber a Berlino

Erich e Carlos Kleiber a Berlino

Inizia un lungo periodo di viaggi, trasferimenti da una città all’altra, di separazioni dei figli dai genitori che ebbe una notevole conseguenza su Karl e la sorella Veronica.

Carlos Kleiber e la sorella Veronica nel 1937 ad Atene

Carlos Kleiber e la sorella Veronica nel 1937 ad Atene

Nel 1940 si stabilirono nel Sudamerica e Karl divenne Carlos. Studiò in un collegio inglese in Cile. Alcuni attribuiscono a questa infanzia instabile e lontana dai genitori la timidezza, la perenne scarsa fiducia (del tutto ingiustificata) in se stesso che ne ha fatto un perfezionista assoluto. Manifestò subito notevoli doti musicali, che il padre Erich osteggiò. Quando studiava chimica al Politecnico di Zurigo, il padre gli concesse di studiare musica per un anno con la promessa di tornare alla chimica in caso di fallimento. Ci volle il 1950 perché studiasse regolarmente musica a Buenos Aires. Due anni dopo tornò in Europa e lavorò come ripetitore e assistente di scena al Gaertnerplatztheater di Monaco e nel 1954 debuttò a Potsdam in un’ operetta di Milloecker, Gasparone, con lo pseudonimo di Karl Keller. Il padre, ormai rassegnato di fronte alla volontà del figlio, gli inviò un telegramma: “Buona fortuna, caro Keller!”. Il 27 gennaio 1956 (anniversario della nascita di Mozart) moriva improvvisamente Erich. In quell’anno Carlos divenne ripetitore alla Deutsche Oper am Rhein di Duesseldorf . Dal 1958 cominciò a dirigere presso questo teatro molte opere, senza prove, come d’uso in molti teatri di repertorio (Madama Butterfly, Bohème, Traviata, Rigoletto, Rosenkavalier, Vedova allegra, L’heure espagnole….) Music director era allora il nostro Alberto Erede, di cui Carlos non perdeva neanche una prova avendo una straordinaria voglia di imparare dai colleghi. Erede ritenne che Carlos potesse affrontare nuove produzioni e gli affidò alcune produzioni di operette di Offenbach, nonché dei Contes d’Hoffmann. Gli anni passati a Duesseldorf furono fondamentali per la formazione di Carlos Kleiber. Dal 1964 al 1966 diresse a Zurigo (La sposa venduta, Don Carlos, Oberon, Falstaff e molti balletti). Aveva già sposato Stanislava Brezovar, ballerina slovena conosciuta a Duesseldorf. Dal 1966 passò a Stoccarda (Elektra, Wozzeck, Rosenkavalier, Carmen, Tristano, Freischuetz). Dal 1968 ebbe un contratto come direttore ospite all’Opera di Monaco, ma continuò a collaborare con Stoccarda. Non accettò più un contratto a tempo pieno, per evitare la routine e per porre ormai le condizioni ogni volta. Cominciò a restringere il suo repertorio concentrandosi su pochi titoli.

Carlos Kleiber agli inizi degli anni 70

Carlos Kleiber agli inizi degli anni 70

Nel 1974 diresse a Bayreuth il Tristan und Isolde che fu uno dei suoi più grandi trionfi. Il 7 dicembre 1976 inaugurò la stagione della Scala con Otello di Verdi con la regìa di Zeffirelli e Domingo, Freni, Cappuccilli nei ruoli principali. Lo spettacolo ebbe la diretta tv (la prima volta dalla Scala) e appartiene al mito. Lo spettacolo andò anche in tourné. Eccolo a Tokio nel 1981. Al posto della Freni la Tomowa-Sintow

“La risposta di Kleiber all’Otello di Furtwaengler o all’Otello di Toscanini, non è l’Otello di Kleiber ma l’Otello di Verdi” (così scrisse Il Giornale )

La collaborazione con Zeffirelli diede altri ottimi frutti come la Carmen a Vienna 1978

O la ripresa di Bohème

Leggendari rimangono tutti i “suoi” Rosenkavalier

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Kleiber diradò sempre più i suoi impegni al punto che le sue performance divennero un avvenimento. Tali furono i due Concerti di Capodanno a Vienna nel 1989 e nel 1992.

Diresse a Cagliari l’ultimo concerto nel febbraio 1999. Il Concerto prevedeva quella Settima beethoveniana che fu sempre un suo cavallo di battaglia.

Muore a Konjisica in Slovenia il 13 luglio 2004, sette mesi dopo la moglie.

Chiudo con quanto disse Placido Domingo a chi gli domandava che qualità avrebbe voluto avere come direttore dai suoi colleghi: “l’allegria di J.Levine, il modo speciale con cui Abbado indica un legato all’orchestra, l’abilità incredibile di Mehta, ma di C. Kleiber vorrei… tutto”

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10 Risposte to “CARLOS KLEIBER”

  1. Tullio Says:

    Peccato ci siano così poche registrazioni in giro. Mi aspettavo una pioggia di inediti da lui non autorizzati all’epoca, e invece nulla…. A meno che sia troppo presto e ci siano ancora dei vincoli contrattuali da rispettare o…. semplicemente non si ritiene commercialmente redditizio….
    Ricordo che tepo fa mi avevi accennato di averlo sentito per la prima volta alla radio in una 5a di Mahler. In che anno e qual era l’orchestra? Quella registrazione magari giace in qualche scantinato e si potrebbe provare a contattare l’orchestra o la radio che potrebbe averla registrata….sarebbe uno scoop non da poco!….

  2. Giovanni Says:

    Uno dei pochi avvenimenti di cui possa dire con orgoglio: io c’ero. L’ultimo, meraviglioso, concerto di Kleiber. A ripensarci, dopo ormai tanti anni, mi vengono ancora i brividi.

  3. Roberto Mastrosimone Says:

    Per Tullio: Di quella fantomatica Quinta a dire il vero non c’è traccia neppure nel sito che elenca le performance di Carlos Kleiber…. Ho avuto modo comunque già di verificare in esso qualche piccola lacuna: ad es. l’incaricato dell’Opera di Stoccarda inviato a Zurigo per contattarlo e proporgli il contratto dichiarò di essere rimasto letteralmente stregato da una esecuzione integrale del Lago dei Cigni diretto da Kleiber in un matinée, di cui non c’è alcuna traccia in quel sito (si cita solo la Bella Addormentata). Mi spiace di non riuscire a essere così preciso come da te richiesto: sono passati molti anni. Quel che ricordo è che era la prima volta che mi imbattevo nel nome di Carlos Kleiber, che mi fece drizzar le orecchie, dal momento che ero uno sfegatato ammiratore del padre. Ovviamente non ebbi modo di sapere subito del rapporto di parentela tra i due (ci fosse stato Internet!….). Passò qualche tempo (un anno o due?) e lo riascoltai nuovamente nel Canto della Terra (da Vienna, 1967): qui tutto è più facile perché le referenze ci sono e possono dar conferma. Tante cose dirette da Kleiber agli inizi o quasi della sua carriera temo siano andate perdute: forse le radio, ammesso che le avessero registrate, non immaginavano il futuro dell’Interprete.

    Per Giovanni: Essere testimone di un evento del genere è veramente da brivido.

  4. alberto Says:

    Penso che Carlos Kleiber (in misura minore di Glenn Gould) sia stato un artista che ha saputo imporre la sua perfezione soprattutto in studio. Il suo suono pieno, arrotondato, solido non mi ha mai entusiasmato più che tanto. E trovo che il suo genio sia stato sempre quello di indovinare la struttura ritmica di una partitura. La quarta di Brahms (nelle due versioni: viennese e monacense), ad esempio, non è per eleganza dei violini e degli archi, confrontabile con quanto fecero prima di lui Reiner, Furtwangler o Giulini. Ma tutta l’opera, dall’inizio alla fine era sbalzata come una statua del Verrocchio: qualche angolo, qualche passaggio dava visibilità alla struttura ritmica e tutto il resto veniva da sé con una chiarezza incredibile. Così la sua settima beethoveniana era la dimostrazione più evidente e meno giocata sul colore orchestrale della dimostrazione che Wagner aveva dato al capolavoro beethoveniano; l’apoteosi della danza. Insomma il difetto era quello di arrotondare, corroborare il suono senza nessuna eleganza del colore suggerito dalla partitura. Se volete anche questo dovete rivolgervi a Beecham (per la 3a di Schubert, a Reiner per la 7a di Beethoven…etc, al padre Erich per la Pastorale). Questo colore convinto ma sempre immutabile era la sua cifra: metteva in luce i dettagli come tutti i grandi direttori del passato, ma a differenza di essi non ricreava un universo coloristico che fosse originale mediazione tra le caratteristiche dell’orchestra e quanto richiesto dalla partitura.) Ecco perché lo studio ha sempre avuto un ruolo importante per Kleiber: innanzitutto fissava un’interpretazione tornita, vigorosa, ma mai sfumata. Questo è evidente soprattutto nel Freischutz e nella volontà di Kleiber di rendere solida e trasparente come un diamante la mitica Staatskappelle: e questa è la linea che seguirono anche la Janowitz e la Mathis così lineari (ancorché sublimi) e pulite nel canto senza la ricerca emozionale della Hongen. Si trattava di un modo di fare musica che fissava e rendeva definitivi certi passaggi interpretativi, quasi fossero tutti della stessa materia della stessa stoffa. Certo Kleiber “provava” il suo suono (come Karajan) ma comunque disabituava le orchestre (insieme a molti altri imbelli direttori) a chiedersi: “che colore devo dare a questo passaggio?”

  5. Nicoletta Says:

    Giovanni, mi racconti di più di quella sera a Cagliari? Ho trovato qualche resoconto nel libro di Balestrazzi “Carlos Kleiber, angelo o demone?, ma, se fosse possibile, amerei sentire da te l’emozione viva di quella serata.

  6. anton Says:

    dell’ultimo concerto a cagliari ho una registrazione. per questioni banalmente tecniche non è facile ma potrei recuperarla. ciao

  7. Nicoletta Says:

    sììì. anton, sarebbe meraviglioso per me poterla ascoltare.

  8. Anton Giulio Onofri Says:

    anche io ero a Cagliari, quel febbraio. Parlare di quella sera sarebbe come descrivere a qualcuno che non si è mai innamorato che cos’è l’amore… Io possiedo, di Kleiber, un paio di chicche clamorose: la registrazione fatta da me con un DAT nel lontanissimo 1979 a Roma, dove diresse per la prima e ultima volta in vita sua un’orchestra sinfonica italiana, quella dell?Accademia di Santa Cecilia: suono non particolarmente eccellente, ma la tensione e l’emozione della serata ci sono tutte. Poi possiedo, ma quella si trova anche in rete, il concerto con i Wiener con la 33 di Mozart e l’Heldenleben di Strauss… Li scambierei volentieri, per la registrazione di Cagliari… qualcuno inoltre sa qualcosa dei Vier Letzte Lieder con Felicity Lott in Giappone? darei un braccio per averli (si fa per dire)!

  9. Carlos Kleiber 10 years | Wanderer's Blog Says:

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  10. CARLOS KLEIBER | laurarocatello Says:

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