Enrico Dindo e Oleg Caetani alla OSN Rai

Maledetta tosse! mi ha impedito di assistere dal vivo all’11° concerto della Stagione: mi sono dovuto accontentare della diretta web 😦

D’altronde andare per disturbare spettatori ed esecutori non è nelle mie abitudini, ben vengano dunque i surrogati tecnologici che permettono una partecipazione virtuale all’evento. Meglio di niente. Non torno su quanto già scritto precedentemente al riguardo e passo al concerto limitandomi a ciò che si può recepire da un ascolto che non brilla per fedeltà. La prima parte del concerto, introdotta dall’Ouverture dall’Oberon di Weber, era centrata su Enrico Dindo.

Enrico Dindo

Il bravissimo violoncellista torinese è sempre un graditissimo ospite in quella che per molti aspetti è un po’ casa sua: i suoi Genitori erano nel coro della Rai e la Sorella è violista nella OSN. Ha proposto il Secondo Concerto di Haydn, pagina che per molto tempo fu di dubbia attribuzione, supponendo i più che il destinatario (Antonin Kraft) ne fosse anche autore, e che fu soggetta a un rimaneggiamento da parte di Gevaert. La scoperta del manoscritto ha fugato i dubbi e ripristinato la stesura originale. È cavallo di battaglia di tutti i virtuosi dello strumento che hanno modo di mettere in luce, soprattutto nel breve movimento conclusivo, la loro bravura. Così Dindo che applauditissimo da un pubblico caloroso e amico ha ricambiato con un bonus (una sua trascrizione per violoncello e orchestra del’Ave Maria di Piazzolla) e un bis (il Preludio dalla Prima Suite di J.S.Bach). Un applauso virtuale da parte mia con la speranza di rivederlo al più presto, possibilmente live :-).

Oleg Caetani

Anche Oleg Caetani è un po’ a casa sua, avendo proprio dal podio dell’Orchestra Rai di Torino iniziato in grande la sua carriera più di trent’anni fa. Oggi è attivo a Melbourne, ma all’Italia rimane sempre legato e soprattutto all’Orchestra Verdi di Milano con cui ha realizzato l’incisione integrale delle Sinfonie di Dmitri Shostakovitch. Può essere interessante leggere questa intervista. Ha una particolare predilezione per la Sinfonia n.11, a mio modestissimo parere la migliore delle sinfonie celebrative del compositore russo. La sofferenza del popolo oppresso finisce spesso col prendere il sopravvento sull’enfasi declamatoria e sigla i momenti più intensi della composizione: anche nel finale nell’enfasi, che suona un po’ retorica, si inserisce il canto sofferto del corno inglese quasi di musorgskiana memoria. Vale la pena di ascoltare questo momento, in altra esecuzione ovviamente.

Caetani mi sembra averne dato un’interpretazione particolarmente intensa, per quello che la low fidelity dell’ascolto mi ha permesso di percepire. Mi è sembrata anche ottima la performance dell’Orchestra.

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