Posts Tagged ‘sinfonica’

Daniel Harding e la Filarmonica della Scala su Rai 5

novembre 19, 2015

Daniel Harding

Stasera in prima serata andrà in onda su Rai 5 un concerto della Filarmonica della Scala diretta da Daniel Harding eseguito il 27 settembre u.s.. In programma The unanswered question di Charles Ives e la Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. Rimando a una recensione della serata:

http://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/milano-teatro-alla-scala-harding-chiude-la-stagione-della-filarmonica

Settimana mahleriana quindi su Rai 5.

Mahler in una acquaforte di Emil Orlik del 1902, anno della composizione della Quinta Sinfonia

I non giovanissimi, come me, forse ricordano che fu proprio l’Adagietto della Quinta a contribuire notevolmente a far giungere il “tempo di Mahler” almeno da noi in Italia. Fu, come molto spesso avviene, il cinema a dare questo contributo con il film di Visconti “Morte a Venezia”.

L’Adagietto divenne popolare al punto che la DGG ne mise in vendita un 45 giri (diretto da Kubelik). Era il 1971. La Quinta divenne allora la Sinfonia di Mahler più conosciuta, almeno dal grande pubblico. Forse non fu un caso che Karajan iniziò proprio dalla Quinta (febbraio 1973) la sua purtroppo incompleta discografia mahleriana. Come ho scritto altrove fui testimone, senza saperlo, della prima esecuzione integrale torinese (salvo errori) della Quinta Sinfonia nel gennaio 1970. Indimenticabile perché sul podio era Sir John Barbirolli che ne diede una interpretazione straordinaria: il grande Direttore morì sei mesi dopo. Per curiosità vorrei riportare cosa scrisse Massimo Mila su La Stampa sulla Quinta in occasione di quel concerto.

“…la Quinta, tragico affresco le cui tinte si vanno schiarendo nel corso dei cinque movimenti. La disperazione funebre del primo tempo, resa esplicita da una lacerante reminiscenza dei Kindertotenlieder, si prolunga nella drammatica volontà di sfida e di lotta del secondo tempo, che insieme al primo costituisce la prima parte. Poi, da solo, l’immenso Scherzo, intessuto di grevi danze rustiche alla tirolese, trattate con uno sfoggio eccezionale di contrappuntismo. Poi il celebre « Adagietto » per archi e arpa, il cui dolce lirismo rievocativo « sfiora il quadretto di genere», secondo Adorno. Esso dà inizio all’ultima parte, coronata da un immenso finale in forma di rondò, proclamazione di un attivistico ottimismo sul quale, tuttavia, pare pesare una specie di sforzo. La chiusa è fornita da un grandioso corale, in stile bruckneriano, che non piaceva ad Alma Mahler, e chissà che la capricciosa, fatale e bellissima donna non avesse tutti i torti. Molti studiosi scòrgono in questa Sinfonia una svolta dell’arte mahleriana, dopo le tre precedenti che tutte accoglievano negli schemi sinfonici parti cantate. Oggi questa tesi della svolta è autorevolmente combattuta. E tuttavia sembra indubbio che si avverta nella Quinta una specie di rinuncia, o per lo meno una specie di sordina imposta alla dolce intimità della vena liederistica, per la ricerca di più severi ideali sinfonici, sviluppati poi nelle opere successive. L’ampia e maestosa composizione, che impegna duramente l’enorme orchestra, con particolare predilezione per gli ottoni, è stata ascoltata con profonda attenzione, procurando al direttore altri vivissimi applausi, non inferiori a quelli con cui era, stata accolta la prima parte del programma.” © La Stampa 25/01/1970

Nella prima parte del programma era stata eseguita la Sinfonia n.83 di Haydn.

Tre volte “Resurrezione” su Rai 5

novembre 18, 2015
Gustav Mahler

Gustav Mahler

Per tre giorni di seguito Rai 5 trasmette nei concerti meridiani tre edizioni della Seconda Sinfonia di Gustav Mahler “Resurrezione” registrate a Torino con l’Orchestra della Rai. La prima risale al 1983 con Giuseppe Sinopoli sul podio. La seconda al 2006 con Frühbeck de Burgos fu eseguita in occasione del rientro dell’Orchestra nelle sede storica di via Rossini. Con la terza siamo allo scorso anno (2014) con Juraj Valčuha sul podio.

sinfruval

L’esecuzione del 1983 inaugurò la Stagione della allora Orchestra di Torino e il M° Sinopoli fece delle prove aperte al pubblico per l’occasione. Ecco cosa dichiarava in una intervista su La Stampa: “Maestro Sinopoli, amare Mahler, capire Mahler.- «Credo che Mahler possa essere molto più amato che esattamente capito. Può essere capito da persone che abbiano profonda assuefazione al pensiero e alla cultura mitteleuropei, certamente non da coloro che vivono la provincializzazione di questa cultura nei salotti milanesi Ma di più può essere amato e forse qui è la ragione del suo successo presso il pubblico. Ci appartiene,, riflette a diversi livelli di coscienza le rotture che noi viviamo con il passato ogni giorno del nostro presente».”…. “Come lo si interpreta oggi? <<Le maniere in cui oggi schematicamente, rlduttivamente, si interpreta Mahler sono due: una di tipo analitico, e castrante, che fa di lui un autore più o meno dello stesso livello di Prokofiev; cioè una lettura in cui si crede che il contenuto si identifichi perfettamente con le strutture che lo sottendono. L’altra: una lettura emozionale, hollywoodiana, tesa soprattutto a mettere in risalto le apparenti euforie megalomaniache delle partiture di Mahler»… “Sinopoli propone un’alternativa? «Quella di creare un continuo confronto tra i materiali storici mahleriani, utilizzati al di là della loro funzione storico-grammaticale, e le ragioni del richiamo o della rievocazione di questi materiali. Di evidenziare insomma il disagio tra gli oggetti di rifiuto, la macerie del Landler, i fantasmi delle trombe delle caserme austriache, gli ostinati funerari che come pendoli neri di morte si muovono in parallelo coi movimenti della culla. In una parola quel disagio così angosciante tra le spinte regressive in senso psicoanalitico di Mahler, che superando il limite dell’Infanzia all’indietro coincidono col vuoto e quindi con la morte, e una volontà tutta storica di comporre, dunque di ricomporre un’identità dell’io». © La Stampa

L’esecuzione diretta da Frühbeck ebbe 20 (venti) minuti di applausi, forse anche per l’evento. Riporto in parte quanto Paolo Gallarati scrisse in merito su La Stampa:

“…Rafael Frühbeck de Burgos ha attaccato con impeto il primo movimento della Sinfonia, aperto da quella ventata che sorge dagli archi, perdura come un’idea fissa nelle convulsioni di violoncelli e contrabbassi, e allunga, sull’immenso paesaggio della Sinfonia, un’ipoteca tragica. La Seconda di Mahler è vasta come il mondo. Persino lo spazio tradizionale della sala da concerto non riesce più a contenere quella vastità: alcuni strumenti suonano, difatti, fuori scena, prolungando l’orizzonte in spettacolose prospettive. Siamo così avvolti dall’eco, circondati dal mistero. Il mistero della vita, dilaniata dai suoi contrasti, dove il sublime sta accanto al grottesco, connubio fatale, in tutto il romanticismo, da Verdi a Wagner, da Victor Hugo a Dostoievskij, da Schubert a Beaudelaire.
Frühbeck de Burgos ha esaltato questi contrasti, e l’orchestra l’ha seguito assai bene: i dieci corni, quando si sono alzati in piedi per ricevere gli applausi del pubblico, sembravano riassumere l’orgoglio di tutta una tradizione. Bene ha fatto anche il Coro «Ruggero Maghini» (direttore Carlo Chiavazza) che, nell’ultimo movimento, ha cantato l’inno «Risorgerai» intriso di severità altotedesca, cioè di classicità brahmsiana, più che di affetto schubertiano. Questo trabocca, invece, nel canto della «Luce primigenia», dove la voce del contralto si immerge in un caldo e intimo misticismo (ottima Sara Mingardo che, accanto al soprano Elisabeth Norberg-Schuelz, era impegnata nella parte solistica); e, soprattutto, nel meraviglioso moto perpetuo del terzo movimento, dove Mahler utilizza in versione orchestrale il Lied della «Predica di S. Antonio ai pesci»: il movimento dell’acqua ci immerge improvvisamente nella vita della natura che, in Mahler, non è solo idillio ma espressione di una totalità demonica, ossia, insieme, bellezza e paura. Un mondo, dunque, come si diceva: ed è proprio questa sensazione di universalità che l’esecuzione di de Burgos è riuscita a trasmetterci l’altra sera, lasciandoci contemporaneamente scossi e appagati.” ©La Stampa/Paolo Gallarati

Così sulla esecuzione del 2014 diretta da Valčuha:

“Un folto pubblico ha accolto, nell’Auditorium Rai, l’esecuzione della Seconda Sinfonia di Mahler diretta da Juraj Valchuha, uno degli impegni più rilevanti della stagione sinfonica: l’Orchestra Rai al gran completo e il Coro Maghini diretto da Claudio Chiavazza gremivano il palcoscenico, riempiendo la sala con una potenza di suono quasi sempre ben controllata dal direttore. La Seconda rivela il dissidio profondo alla base di tutta l’opera di Mahler: il contrasto tra il peso della materia e l’anelito alla spiritualizzazione. Aggressivo e brutale il primo movimento, condizione del rovesciamento che, nei successivi, porterà alla trasfigurazione del finale da cui la Sinfonia prende il titolo:Resurrezione.Valchuha ha seguito bene questo itinerario, privilegiando gli aspetti elegiaci, trasfigurati, rispetto a quelli tragici. La qualità dell’esecuzione è parsa altamente sostenuta in tutte le pagine in cui il suono diventa leggero, rarefatto. Ben centrata l’ironia del terzo movimento, in cui Mahler, con una riuscita fenomenale, rielabora il Lied della predica di S. Antonio ai pesci: un affresco di natura idillico e pittoresco, che mette in gioco tutti i colori dell’orchestra. Bene anche l’ultima parte, con il corno fuori scena, le fanfare esterne alla sala che echeggiano come appelli apocalittici, e una prestazione maiuscola del Coro Maghini, mai come stavolta fuso in sonorità morbide e ricche. Il mezzosoprano Michelle Breedt, che cantava insieme al soprano Malin Hartelius, ha eseguito egregiamente il Lied dellaLuce originaria. Forse maggior controllo si poteva auspicare per le pagine ad altissimo volume. Esito comunque festoso.” © La Stampa/Paolo Gallarati
Su questa mi si perdoni l’autocitazione:
https://musicofilia.wordpress.com/2014/03/13/seconda-di-mahler-con-losn-rai-in-diretta-su-rai-5/

La Sesta di Mahler diretta da John Axelrod alla OSN Rai

ottobre 30, 2015

Torino in questi giorni sta vivendo un momento mahleriano: dopo la Seconda Sinfonia al Regio ecco la Sesta Sinfonia all’Auditorium Toscanini con l’OSN Rai diretta da John Axelrod (a queste va aggiunta una trascrizione per 17 strumenti della Nona eseguita dalla Orchestra Filarmonica di Torino il 20 ottobre u.s.).

Gustav Mahler con Alma a Basilea nel 1903, anno in cui iniziò la composizione della Sesta Sinfonia

Gustav Mahler con Alma a Basilea nel 1903, anno in cui iniziò la composizione della Sesta Sinfonia

La Sesta è una delle sinfonie mahleriane più eseguite dalla OSN Rai. L’ultima performance è del maggio 2011 con Semyon Bychkov [non del febbraio 2008 (Marc Albrecht) come segnalato erroneamente dal programma di sala, che fu la precedente]. A queste vanno aggiunte almeno Vassily Sinaisky nel 2005 e Yutaka Sado nel 2002.

Mahler a Vienna nel 1904, anno in cui terminò la VI Sinfonia

Mahler a Vienna nel 1904, anno in cui terminò la VI Sinfonia

Stavolta John Axelrod, che con la OSN Rai ha un rapporto collaudato e che già nel gennaio 2011 aveva diretto una applaudita Nona Sinfonia. «Mahler una sfida? Sì, la più difficile per un direttore. È l’Everest tra le montagne della musica, e non solo per le dimensioni o per la sua grandiosità. La ragione è che Mahler è stato un grande direttore e un eccellente compositore, a tal punto da esigere un’incredibile padronanza tecnica e musicale per le sue partiture, anche nel caso in cui fornisca al direttore annotazioni o indicazioni specifiche» (così dichiara in un’intervista su Sistema Musica.

Prove della Sesta Sinfonia con John Axelrod sul podio

Axelrod vanta fra i suoi maestri Leonard Bernstein: inevitabile la passione per Mahler, di cui Axelrod è divenuto acclamato interprete. «Tornando agli insegnamenti di Bernstein: io giovane studente e lui che mi faceva scoprire cosa c’era dietro le note di Mahler. Mi ha aiutato a capire in che modo comunicare il senso del suo mondo e nonostante siano ormai tanti gli anni che ho trascorso sul podio, sono sempre rimasto fedele tanto a Mahler quanto a Bernstein. Sono felice di aver potuto dirigere molte Sinfonie mahleriane con diverse orchestre italiane e, in particolare, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Con la Sesta affronto il lato tragico dell’opera mahleriana e ne sono consapevole. Del resto, il continuo mutare dalla tonalità maggiore a quella minore, attraverso i movimenti di questa Sinfonia, è come passare dall’oscurità alla luce: il ciclo continuo della morte e della rinascita». (intervista citata).

John Axelrod dirige la Sesta di Mahler ©Più Luce

Una interpretazione caratterizzata da sonorità piuttosto corpose (un po’ troppo forse per l’Auditorium Toscanini, che dopo il rattoppo acustico è divenuta sala più idonea per complessi da camera che per orchestre mahleriane e i direttori in tal caso dovrebbero… “abbassare il volume”), da ritmi marziali e da una forte drammaticità: insomma si voleva esaltare l’aspetto apocalittico e “tragico” della partitura.

Trombe e timpani della OSN Rai durante l’esecuzione della Sesta di Mahler © Più Luce

Il momento culminante che tutti attendono….:

Uno dei colpi di martello ©Più Luce

Orchestra in forma che ha riscosso i meritati applausi al termine.

Applausi al “martellatore” © Più Luce

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Qualche riferimento alle esecuzioni della Sesta nel passato torinese, incompleto in quanto basato su miei ricordi e qualche piccola indagine.

  • L’esecuzione Rai del 1972 diretta da Leif Segerstam, già citata in questo blog, è la prima cui ho assistito. Ma non era la prima alla Rai di Torino.
  • Ce ne fu una nell’ottobre 1957 (ignoro se fu questa la prima) diretta da Harold Byrns inserita in un programma di notevole interesse, che testimonia l’operato intensamente culturale e, direi, ardito della Rai di allora in campo musicale. L’ho ricavato dal Radiocorriere di allora di cui riporto l’annuncio, sottolineando la completezza di informazione come d’uso allora. Inoltre riporto anche l’articolo che presenta il concerto e ne raccomando la lettura (può essere ingrandito), poiché in esso non si fa alcun cenno alla Sesta di Mahler Smiley. Senza nulla togliere ai brani che precedono, credo che la Sinfonia fosse il pezzo forte della serata: è proprio il caso di dire che il “tempo di Mahler non era ancora venuto”
  • Articolo del Radiocorriere che presenta il concerto diretto da Harold Byrns.

    Articolo del Radiocorriere che presenta il concerto diretto da Harold Byrns.

    Pagina del Radiocorriere del 26 Ottobre 1957

    Pagina del Radiocorriere del 26 ottobre 1957

Olga Kern e il Rach 3 alla OSN Rai

giugno 19, 2015
Olga Kern © F.Baez

Olga Kern © F.Baez

La Bellezza ha vinto, anzi trionfato: sala piena stavolta (c’ero anch’io Smiley), sebbene con balconata e galleria chiuse. Che Olga Kern sia bella, anzi bellissima, non ci sono dubbi di sorta, per di più è una pianista strepitosa, di un virtuosismo trascendentale che non ha confronti, per altro non tanto esibito fine a se stesso in modo circense (come altri suoi colleghi), ma sempre legato alle ragioni espressive della pagina eseguita.

Olga Kern esegue il Terzo di Rachmaninov alla Rai ©Più Luce

Olga Kern esegue il Terzo di Rachmaninov alla Rai ©Più Luce

L’interprete ideale per il Terzo Concerto di Rachmaninov, famoso e famigerato banco di prova per i virtuosi del piano.

Olga Kern

Olga Kern

Olga Pušečnikova (Kern è il cognome materno, adottato perché più semplice da ricordare e … pronunciare dai non russofoni) è nata in una famiglia di musicisti che vantano legami con Ciaikovski e Rachmaninov, nel 2001 vinse il Van Cliburn proprio con l’esecuzione del Terzo di Rachmaninov

(per inciso: si guardi chi è il direttore in questa performance AIM and AOL Instant Messenger Smileys and their keyboard shortcuts)

Non poteva concludersi meglio questo “Festival Pianistico di Primavera” della OSN Rai, la Kern è sicuramente l’interprete di riferimento per questa pagina che in larga parte deve la sua notorietà presso il grande pubblico grazie al cinema, tanto per cambiare…. Shine film australiano (non “americano”, come scritto sul programma di sala) del 1996, ispirato alla vita di David Helfgott, fece conoscere questo concerto anche a chi ignorava il nome del suo Autore (a dimostrazione che la musica classica piace a tutti e che non richiede poi grandi opere di iniziazione; c’è il rischio anzi che i non iniziati siano stati più capaci di apprezzare questa pagina di quei tanti “esperti” che si ostinano a avanzare riserve sul suo valore musicale).

Olga Kern prova il Terzo di Rachmaninov alla Rai

Olga Kern prova il Terzo di Rachmaninov alla Rai

Quindi pubblico numeroso e in delirio al termine della performance. Non poteva essere altrimenti.

Olga Kern risponde agli applausi ©Più Luce

Olga Kern risponde agli applausi ©Più Luce

La Kern, sebbene esausta, ha ancora concesso due bis, tra cui la trascrizione del “Volo del calabrone”.

Juraj Valčuha

Mi stavo quasi dimenticando di lui: Juraj Valčuha, che sul podio della OSN Rai, è stato un ottimo partner musicale della Kern. Nella seconda parte della serata è stata proposta la Quinta Sinfonia op.64 di Ciaikovski. L’abbinamento non è insolito (fu proposto un paio di anni fa anche dalla Filarmonica di San Pietroburgo): oltre alle affinità tra i due Compositori, le due pagine potrebbero essere accomunate dalle valutazioni negative dei detrattori. Il Terzo di Rachmaninov è considerato “concerto per virtuosi del piano” (hollywoodiano è definito nel programma di sala per l’esibito virtuosismo) e la Quinta di Ciaikovski è stata spesso definita “sinfonia per direttori d’orchestra”, considerandone il magistero tecnico a scapito della ispirazione. L’Autore fu, a dire il vero, il primo ad avanzar riserve. Ne ho scritto in occasione della esecuzione diretta Valčuha nell’ottobre 2011 e non sto a ripetermi:

https://musicofilia.wordpress.com/2011/10/14/concerto-inaugurale-della-stagione-dellosn-rai-201112/

La memoria non sempre è affidabile e può fare brutti scherzi, però mi pare che Valčuha avesse centrato il bersaglio molto meglio in quella occasione. Stavolta, ferma restando l’ottima performance, mancava, a mio parere, quel quid che rende grande una interpretazione rischiando di avvalorare la tesi di chi la considera “sinfonia per direttori d’orchestra”.

Applausi finali dopo la Quinta di Ciaikovski ©Più Luce

Applausi finali dopo la Quinta di Ciaikovski ©Più Luce

La Stagione sinfonica 2015/16 del Teatro Regio di Torino

giugno 17, 2015

regio

Ne aveva già scritto Alberto nelle “segnalazioni”, la futura Stagione sinfonica del Regio di Torino comprende 9 concerti (3 della Filarmonica e 6 dell’Orchestra del Regio, 4 dei quali con intervento del Coro). Tra le cose di maggior appeal: la Seconda di Mahler, la Creazione di Haydn, la Missa Glacolitica di Janácek. Si annunciano un Progetto Mahler e un Progetto Janácek. Tra i direttori, oltre le presenze di Noseda e Sado, particolarmente gradita quella di Fabio Luisi. La sala è stata riorganizzata per la distribuzione dei posti e i prezzi.

http://www.teatroregio.torino.it/sites/default/files/uploads/images/pianta_sala_regio_2015_concerti_1600.png

I rinnovi sono già in vendita, ma la vendita continuerà anche i primi giorni di settembre (al contrario della OSN Rai): il Presidente del Teatro Regio d’altronde conosce bene le scadenze fiscali….