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OSN Rai: Stagione 2016/2017

giugno 8, 2016

Finalmente sono stati divulgati i titoli delle composizioni della futura stagione della OSN Rai, dopo che per due settimane si è giocato a indovina-indovinello, dal momento che lo schema della Stagione con tanto di presentazione ed elenco dei concerti, direttori, solisti e compositori era già apparso su Sistema Musica. Non riesco a qualificare un tale atteggiamento: infatti è doveroso informare gli abbonati in anticipo e non all’immediata vigilia della data di rinnovo (per inciso non ho ancora ricevuto a casa il programma e l’ho reperito sul web). È già il secondo anno che ciò avviene e mi auguro che sia l’ultimo. Inutile piangere poi sul calo di abbonati o rallegrarsi per un timido aumento, se poi di loro non si ha rispetto. Comunque ecco la Stagione:

http://www.orchestrasinfonica.rai.it/dl/docs/1465378388612programma_RAI_bassa.pdf

La presenza di James Conlon, direttore principale, domina ovviamente. La speranza che Valčuha divenisse primo direttore ospite è andata delusa (forse non c’era da illudersi molto), dirigerà due concerti più un concerto “a sorpresa” sull’esempio di Noseda al Regio. Il livello dei direttori mi sembra essere più elevato almeno rispetto a quello delle ultime stagioni e non mancano alcuni nomi illustri, come Kirill Petrenko che proporrà lo stesso programma previsto in un concerto con i Berliner Pilharmoniker, Trevor Pinnock, Christoph Eschenbach, Eiji Oue, Ingo Metzmacher, Karl Heinz Steffens. Tra i solisti brillano i nomi di David Garrett, Christian Blackshaw, Mischa Maisky. Il Festival di Primavera sarà dedicato al violino.

L’OSN Rai e James Conlon ©Più Luce

MITO Settembre Musica 2016: anticipazioni

Maggio 14, 2016

Aveva già segnalato qualcosa Alberto un po’ di tempo fa, adesso sono disponibili on line alcune anticipazioni del futuro Festival. Non è molto per poter già esprimere una valutazione, però dal momento che nelle anticipazioni si mettono in mostra le cose più appetibili ci si può già fare un’idea di quel che sarà il MITO 2016. È più che evidente l’impronta della nuova direzione artistica: ci sono le stesse linee guida che connotano i programmi della Filarmonica di Torino di cui è direttore.

http://www.mitosettembremusica.it/festival/fufe/edizione-prossima.html

Ed ecco le anticipazioni:

http://www.mitosettembremusica.it/festival/fufe/anticipazioni.html

A parte il concerto della London Symphony (che secondo me dobbiamo a Noseda che da quest’anno è direttore ospite principale dell’Orchestra londinese) il resto utilizza le risorse locali escludendo, come già nel settembre dell’anno scorso si era apertamente dichiarato, le grandi orchestre in tour. Non credo sia un caso che nel tracciare la storia del Festival si elenchino i grandi interpreti, ma non si faccia cenno alle grandi orchestre che sono state, almeno secondo me, uno dei fiori all’occhiello delle passate edizioni.

http://www.mitosettembremusica.it/festival/storia.html

Evidentemente pensano di rivolgersi a degli smemorati o a degli incompetenti o, peggio ancora, a degli stupidi. Il Festival così come era organizzato non aveva alcun bisogno di cambiamenti e “novità”: non c’è alcun bisogno di cambiare ciò che è collaudato e funziona. Erano state attribuite al sindaco uscente le esternazioni (possibili) in cui si chiedeva se era il caso di spendere tanti soldi per invitare Temirkanov (il “Nonnetto” come lo definiva l’insigne cronista della Stampa) e la Filarmonica di San Pietroburgo quando a Torino c’è l’Orchestra del Regio, la OSN Rai, la Filarmonica di Torino Smiley. Aveva in pratica già tracciato il futuro cartellone: eccoci serviti. Dal momento che credo che si tratti non di scelte artistiche (voglio sperarlo), ma di scelte dettate dai bilanci economici, perché non dire allora le cose come stanno?  Perché prenderci in giro? A questo punto vorrei essere ancora più radicale: ha ancora senso un festival che propone la stessa offerta che le istituzioni musicali cittadine propongono nel resto dell’anno?
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Per il programma completo:
https://musicofilia.wordpress.com/2016/05/18/il-programma-completo-di-mito-settembre-musica-2016/

Nikolai Demidenko alla OSN Rai.Dirige Juraj Valčuha.

marzo 4, 2016

Beethoven all’epoca del Quarto Concerto per pianoforte e orchestra

Qual è il più bello dei concerti beethoveniani? Io non avrei dubbi nell’indicare il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra in sol maggiore op.58, per l’intima poesia, per il lirismo che lo pervade, per l’equilibrio perfetto che ne fa una vetta nella produzione concertistica dell’Autore. Per renderlo in pieno ci vuole un interprete che sappia rinunciare all’esibizionismo facile dei virtuosi del pianoforte in favore della poesia insita in ogni battuta. Tale è Nikolai Demidenko.

Nikolai Demidenko nel IV di Beethoven alla Rai © Più Luce

«Ogni volta che si esegue un brano, bisogna essere in grado di dargli una voce adatta, che può essere diversa non solo per composizioni dello stesso autore, ma che varia in continuazione. E poi bisogna suonarlo in modo fluente e spontaneo, nello spazio e nel tempo. Queste sono le chiavi: la giusta voce, lo spazio e il tempo. Utilizzandole tutte e tre, si arriva vicini ad una buona esecuzione». (intervista a Sistema Musica)

Nikolai Demidenko nella Cadenza del IV di Beethoven © Più Luce

È un ritorno questo del Pianista russo alla Rai dove aveva già interpretato Chopin e Prokof’ev. Il suo repertorio è vastissimo e va da Bach ai contemporanei.

Al termine del Concerto © Più Luce

Perfetta l’intesa con il Direttore e l’Orchestra. Un bis chopiniano ai meritati e calorosi applausi.

Applausi © Più Luce

La serata continuava con due Concerti per orchestra. Il breve Concerto Românesc di Ligeti, pagina composta dall’Autore sotto l’influsso di Bartók e il celeberrimo Concerto per orchestra di Bartók.

Juraj Valčuha dirige Bartók © Più Luce

Si tratta di due composizioni atte a mettere in luce le qualità di una orchestra. La OSN Rai supera a pieni voti e cum laude la prova grazie a Juraj Valčuha con cui ha ormai stretto una intesa perfetta.

Juraj Valčuha © Più Luce

Devo dire che nella stagione in corso i concerti più riusciti sono stati, a mio parere, quelli diretti da Valčuha, per cui continuo ad auspicare che la di lui presenza sul podio della OSN Rai continui anche nelle future stagioni.

Vilde Frang interpreta Britten alla Stagione OSN Rai. Dirige Juraj Valčuha

novembre 27, 2015

Il Concerto in re minore op.15 per violino e orchestra di Britten non sembra godere di frequenti esecuzioni, almeno a Torino. È in seconda esecuzione Rai, dopo la prima avvenuta nel dicembre 2004 (solista Frank Peter Zimmermann); un’altra esecuzione è stata nell’aprile 2013 con Isabelle Faust in un concerto per l’Unione Musicale in occasione del centenario della nascita dell’Autore. Non so se ci siano state altre esecuzioni (non ne ricordo). E dire che si tratta di una pagina molto bella e, credo, di sicura presa sul pubblico. Bene ha fatto la giovane violinista norvegese Vilde Frang a proporla nella sua seconda presenza presso la OSN Rai (aveva eseguito l’op.35 di Ciaikovskij nel settembre 2012). Non è affatto scoraggiata dalle notevolissime difficoltà esecutive del Concerto.

Vilde Frang esegue Britten alla OSN Rai © Più Luce

Se ne direbbe anzi sedotta. “…per me eseguirlo spesso non è ancora abbastanza: l’ho scoperto tardi e non riesco a separarmene. Mi ha catturato alla radio, per caso, suonato da un violinista che lo eseguiva con una tale intensità da lasciarmi folgorata: è come se la musica di Britten, con quell’incipit così misterioso, mi portasse su un altro pianeta, mi facesse partecipe di un linguaggio che non conosco ma di cui non posso fare a meno”. “È molto impegnativo, è vero, non solo tecnicamente. Ma per me suonare il Concerto op. 15 è una necessità: di fronte a questo, la stessa parola “insuonabile” perde completamente significato” (intervista a Sistema Musica).

Vilde Frang alla OSN Rai © Più Luce

Il Concerto fu definito “insuonabile” da alcuni contemporanei… Si direbbe che la Frang ha una passione per i concerti definiti tali, visto che anche il Concerto di Ciaikovskij proposto nel 2012 ebbe questa definizione. Ma la sua tecnica supera brillantemente ogni difficoltà.

Applausi al termine © Più Luce

La seconda parte della serata comprendeva invece un brano noto: la Sinfonia n.3 “Scozzese” di Mendelssohn. Ho una particolare predilezione per questa Sinfonia, che mi è cara anche per motivi affettivi, per cui ogni ascolto riesce a destarmi emozione. È stato così anche ieri sera grazie a una superlativa esecuzione diretta da Juraj Valčuha, che sembra voler lasciare il miglior ricordo possibile di sé al termine del suo incarico di direttore principale. Anzi, si direbbe che da quando è stato nominato il suo successore voglia dimostrare di non essergli affatto inferiore AIM and AOL Instant Messenger Smileys and their keyboard shortcuts.

Juraj Valčuha dirige la Scozzese di Mendelssohn © Più Luce

E dall’ascolto di questa “Scozzese” è un po’ difficile trovare di meglio. Per altro ha avuto l’intelligenza, a mio parere, di tagliare il ritornello dell’esposizione nel primo movimento , in barba alle nuove mode che lo vorrebbero tassativo, ma in questa Sinfonia (e non solo) appesantisce inutilmente la pagina.

Esecuzione della Scozzese di Mendelssohn © Più Luce

Be’, in questa Stagione le migliori performance si sono avute con Valčuha: spiace sapere che raggiunto questo livello ci lasci per altri lidi… Smiley. Al di là dei ringraziamenti formali e delle assicurazioni che si manterranno i rapporti con lui, non si potrebbero formalizzare le intenzioni con un incarico che dia queste garanzie? o è chiedere troppo?….

Meritatissimi applausi a Valčuha e alla OSN al termine della Sinfonia © Più Luce

Daniel Harding e la Filarmonica della Scala su Rai 5

novembre 19, 2015

Daniel Harding

Stasera in prima serata andrà in onda su Rai 5 un concerto della Filarmonica della Scala diretta da Daniel Harding eseguito il 27 settembre u.s.. In programma The unanswered question di Charles Ives e la Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. Rimando a una recensione della serata:

http://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/milano-teatro-alla-scala-harding-chiude-la-stagione-della-filarmonica

Settimana mahleriana quindi su Rai 5.

Mahler in una acquaforte di Emil Orlik del 1902, anno della composizione della Quinta Sinfonia

I non giovanissimi, come me, forse ricordano che fu proprio l’Adagietto della Quinta a contribuire notevolmente a far giungere il “tempo di Mahler” almeno da noi in Italia. Fu, come molto spesso avviene, il cinema a dare questo contributo con il film di Visconti “Morte a Venezia”.

L’Adagietto divenne popolare al punto che la DGG ne mise in vendita un 45 giri (diretto da Kubelik). Era il 1971. La Quinta divenne allora la Sinfonia di Mahler più conosciuta, almeno dal grande pubblico. Forse non fu un caso che Karajan iniziò proprio dalla Quinta (febbraio 1973) la sua purtroppo incompleta discografia mahleriana. Come ho scritto altrove fui testimone, senza saperlo, della prima esecuzione integrale torinese (salvo errori) della Quinta Sinfonia nel gennaio 1970. Indimenticabile perché sul podio era Sir John Barbirolli che ne diede una interpretazione straordinaria: il grande Direttore morì sei mesi dopo. Per curiosità vorrei riportare cosa scrisse Massimo Mila su La Stampa sulla Quinta in occasione di quel concerto.

“…la Quinta, tragico affresco le cui tinte si vanno schiarendo nel corso dei cinque movimenti. La disperazione funebre del primo tempo, resa esplicita da una lacerante reminiscenza dei Kindertotenlieder, si prolunga nella drammatica volontà di sfida e di lotta del secondo tempo, che insieme al primo costituisce la prima parte. Poi, da solo, l’immenso Scherzo, intessuto di grevi danze rustiche alla tirolese, trattate con uno sfoggio eccezionale di contrappuntismo. Poi il celebre « Adagietto » per archi e arpa, il cui dolce lirismo rievocativo « sfiora il quadretto di genere», secondo Adorno. Esso dà inizio all’ultima parte, coronata da un immenso finale in forma di rondò, proclamazione di un attivistico ottimismo sul quale, tuttavia, pare pesare una specie di sforzo. La chiusa è fornita da un grandioso corale, in stile bruckneriano, che non piaceva ad Alma Mahler, e chissà che la capricciosa, fatale e bellissima donna non avesse tutti i torti. Molti studiosi scòrgono in questa Sinfonia una svolta dell’arte mahleriana, dopo le tre precedenti che tutte accoglievano negli schemi sinfonici parti cantate. Oggi questa tesi della svolta è autorevolmente combattuta. E tuttavia sembra indubbio che si avverta nella Quinta una specie di rinuncia, o per lo meno una specie di sordina imposta alla dolce intimità della vena liederistica, per la ricerca di più severi ideali sinfonici, sviluppati poi nelle opere successive. L’ampia e maestosa composizione, che impegna duramente l’enorme orchestra, con particolare predilezione per gli ottoni, è stata ascoltata con profonda attenzione, procurando al direttore altri vivissimi applausi, non inferiori a quelli con cui era, stata accolta la prima parte del programma.” © La Stampa 25/01/1970

Nella prima parte del programma era stata eseguita la Sinfonia n.83 di Haydn.