ADRIANA LECOUVREUR di Cilea al Teatro Superga

Penultimo spettacolo della stagione in corso, Adriana Lecouvreur di Cilea è stato proposto in un allestimento già presentato a Fidenza nello scorso novembre. Una produzione nata per le scene del Teatro Magnani della città emiliana che vede la collaborazione dell’associazione Fantasia in re che già aveva presentato La Cenerentola il mese scorso. Il regista Riccardo Canessa ha operato la scelta di un’ambientazione novecentesca, in realtà non tanto per l’ambizione di fornire una ardita prospettiva di lettura dell’opera, quanto per contenere i costi di produzione, come lui stesso, con estrema onestà e serietà, dichiara in un’intervista su Parma Lirica:

“Il regista che si accosta a questo come, del resto, ad altri lavori teatrali ha a disposizione due strade, quella tradizionale  o quella alternativa.

Strada tradizionale significa rispettare l’epoca in cui l’opera è ambientata con scene e costumi appropriati, ma soprattutto seguire le indicazioni che lo stesso Cilea mette in partitura secondo quello che è stato un percorso cominciato dall’ultimo Verdi e proseguito soprattutto con Puccini, che forniva dettagli molto precisi e pertinenti per la messa in scena.

Questo è sempre un percorso vincente specialmente quando ci troviamo a doverci confrontare con  intrecci  complicati e a volte poco comprensibili.

C’è però un problema: un allestimento di questo tipo prevederebbe, per Adriana,  scene sontuose ed un uso della macchina teatrale piuttosto complicato ed importante.  Considerando che l’attuale situazione di crisi finanziaria del teatro italiano non consiglia e non consente scelte economicamente impegnative il regista che si confronta con questo lavoro  può allora valorizzarne un’altra parte molto significativa che è, in fondo, lo spunto ispiratore del compositore post verista quando sceglie di tornare indietro nel tempo e di affrontare un repertorio teoricamente illuminista con lo spirito del ‘900. Sfrondare quindi da orpelli probabilmente esagerati ed inutili e valorizzare, all’interno della vicenda, il lato più duttile. Prendere come spunto principale il teatro e la vita del teatrante e farci svolgere intorno una vicenda tutto sommato di grande solitudine.”

Devo dire comunque che il Settecento nell’Adriana non è sfondo o cornice, ma parte essenziale dell’opera: portarla nella contemporaneità significa depauperarla di una componente fondamentale. Insomma alla fine si esce dal teatro insoddisfatti. Nasce poi il problema del balletto al terzo atto, che in quest’opera non può esser tagliato. In quest’allestimento si è fatto ricorso a una bizzarra e fantasiosa soluzione: la proiezione di un video con materiali da Teche Rai, con le Kessler che ballavano il “Da Da Un Pa” al ritmo del Giudizio di Paride. Se fossimo a Berlino o Vienna la cosa verrebbe spacciata chissà con quali intellettualismi da far sentir cretini i poveretti che non hanno colto l’idea profonda che il regista ha voluto esprimere. Per fortuna a Nichelino dominano ancora il buon senso e l’intelligenza di capire che i ballerini costano, il palcoscenico non è quello dell’Opéra di Parigi e che bisogna far di necessità virtù, per cui pazienza…: qualche “oh basta, là” e la cosa finisce lì.

Il direttore Stefano Giaroli, che aveva già diretto La Cenerentola, ha dimostrato di amare profondamente l’opera di Cilea (e non so dargli torto): ne ha dato una lettura vibrante, appassionata, tesa non perdendo nessuna occasione di evidenziare i tesori, spesso nascosti, di una partitura esemplare per orchestrazione e raffinatezza. Ha valorizzato al massimo l’Orchestra di Reggio Emilia, che ha dato una prova maiuscola. Peccato che non abbia fatto bene i conti con le dimensioni del teatro e l’assenza della buca: insomma, involontariamente, ha finito col sommergere le voci dei cantanti che hanno spesso faticato ad aprirsi una breccia attraverso il muro sonoro che li separava dal pubblico. Veramente un peccato perchè il cast era davvero di lusso.

I costumi contemporanei se non altro esaltavano l’avvenenza di Paola Sanguinetti, splendida e convincente Adriana, che aveva già interpretato il ruolo a Fidenza.

Paola Sanguinetti

Ecco che cosa dichiarava alla vigilia dello spettacolo fidentino:

Sulle difficoltà vocali non è il caso di soffermarsi, ogni ruolo ha le sue, quindi fanno parte del mestiere. Il fatto di essere un’artista che interpreta un’artista da un lato aiuta perchè entri meglio nel personaggio, ma da un altro lato è impegnativo perchè non puoi tradirlo, non puoi stravolgerlo, devi restare dentro quel disegno preciso. Bisogna evitare, ad esempio, l’effetto “Gloria Swanson” perchè sappiamo che Adriana Lecouvreur è stata un’attrice moderna ed innovatrice, era famosa proprio per questo. Quindi la recitazione troppo caricata, l’eccessiva enfasi sarebbero fuori luogo. Questo continuo controllo dell’interpretazione insegna ad uscire dalle proprie abitudini interpretative e a cercare qualcosa di diverso, più nuovo, possibilmente più artistico.”

Sua rivale la passionale Bouillon di Claudia Marchi, mezzosoprano dalla prestigiosa carriera in cui ha interpretato i maggiori ruoli a fianco di Pavarotti, Nucci, Vargas, Pons…

Claudia Marchi

Maurizio Comencini ha intepretato un generoso e appassionato Maurizio di Sassonia. le sue arie sono state applaudite calorosamente a scena aperta.

L’eccellente Marzio Giossi è una conoscenza del Teatro: come dimenticare il suo Rigoletto della scorsa stagione? È stato un superlativo Michonnet, parte difficile e, forse, un po’ ingrata. “Ecco il monologo” è stato uno dei momenti migliori della rappresentazione. Alla bella voce Giossi unisce un fraseggio che ne fa il Michonnet ideale.

Marzio Giossi

Luca Gallo, già ascoltato il mese scorso nella Cenerentola, si è confermato nella parte del Principe un ottimo basso. Notevole l’Abate di Oreste Cosimo. Le altre parti non sono state accreditate dal programma di sala.

In conclusione: uno spettacolo con elementi di assoluta eccellenza musicale, ma purtroppo (e dispiace davvero) un po’ mancato per problemi di acustica che ne hanno compromesso la completa fruizione e un po’ per un allestimento che lasciava qualche motivo di insoddisfazione.

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Una Risposta to “ADRIANA LECOUVREUR di Cilea al Teatro Superga”

  1. marialaura emanuelli Says:

    devo riconoscere che i tuoi commenti sono cosi esaustivi che quasi mi pare di ascoltare le arie piu’famose di Cilea comunque mi hai fatto venire la voglia di acquistare un DVD al riguardo Grazie!!!!!!

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