RIGOLETTO dalla Fenice di Venezia su Arté

In differita serale è stato trasmesso ieri sera alla 20:40 da Arté lo spettacolo pomeridiano del Rigoletto di Giuseppe Verdi dal Teatro La Fenice di Venezia.

Scena dal Rigoletto da La Fenice

Allestimento con scenografia ridotta al minimo, con elementi atti più a suggerire che a raffigurare, costumi contemporanei, buoni per qualunque opera e riciclabili all’infinito: entrambi di Alison Chitty. Il tutto immerso in un’oscurità costante, tagliata da luci livide e irreali: il mondo del male in cui la vicenda si svolge? Credo di sì: idea comunque non originale e altrove realizzata molto meglio. La regìa è di Daniele Abbado, che al termine è stato bersaglio del dissenso di molti spettatori e del consenso di cortesia degli altri. Onestamente si sconfina nella forma semiscenica, se non peggio. Gli enti lirici sono in forte crisi e ci si augura che allestimenti siffatti costino almeno poco.

Un po’ meglio l’aspetto musicale. Decisamente buona la direzione di Myung Whun Chung, raffinata e trasparente, attenta alle esigenze del canto. Cast buono in cui eccelle (secondo me) la Gilda di Désirée Rancatore.

Désirée Rancatore

Notevole lo Sparafucile di Marco Spotti così la Maddalena di Anna Malavasi.

Anna Malavasi

Nel ruolo eponimo Roberto Frontali, baritono verdiano in carriera da una generazione, che ha già trionfato in questo ruolo nei maggiori teatri del mondo.

Roberto Frontali ©M.Endo

Si è fatto onore anche ieri, sebbene mi avesse convinto maggiormente al Regio di Torino circa tre anni fa.

Il Duca è il tenore americano Eric Cutler, che ha riscosso consensi internazionalmente soprattutto come interprete mozartiano.

Buoni tutti i comprimari e il coro.

Arté ha intitolato la serata “Rigoletto a Venezia”, in modo un po’ provocatorio, mettendola forse a confronto con “Rigoletto a Mantova” della Rai. Devo dire che il prodotto Rai vince, secondo me, di larga misura. Probabilmente perché concepito per la tv in essa rende meglio o forse perché uno spettacolo che in teatro è già non bello da vedere non può certo migliorare in televisione.

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7 Risposte to “RIGOLETTO dalla Fenice di Venezia su Arté”

  1. Stella Says:

    Lei ha raggione, “Rigoletto a Mantova” vince, sebben non mi piace Plácido Domingo, sopratutto come baritono. Secondo me, spettacoli minimalisti sono una frode come quasi tutto il arte moderno. È la mentalità di investire lo minimo e guadagnare lo maximo.

  2. Roberto Mastrosimone Says:

    Sì, Domingo non era in parte, dal punto di vista vocale, però scenicamente, secondo me, era formidabile. A dire il vero, tutti mi sono sembrati scenicamente molto riusciti. Merito del regista e forse anche di un allestimento tradizionale che favoriva l’immedesimazione dei cantanti nel ruolo.
    L’allestimento della Fenice mi è parso invece davvero brutto. E non credo fosse perché in televisione l’opera non rende, come sostengono coloro che non vogliono trasmetterla: anche il pubblico in sala ha espresso il suo dissenso.

  3. Stella Says:

    Sono completamente d’accordo con Lei, scenicamente “Rigoletto in Mantova” era splendido, sopratutto per il allestimento che io chiamo “appropriato” piuttosto che “tradizionale”. Per allestimenti moderni che si scrivano operi moderni.

    Inoltre, gli bellissimi palazzi di Mantova servivano come il maestoso e sublime scenario — una opportunità di godere degli questi gioielli.
    Almeno una perla unica come Venezia non dovrebbe permettere un insulto come questo alla opera che fu proiettata per la prima volta precisamente in questa città, La Fenice, 11 di marzo di 1851. (Se Verdi lo vedrebbe!).
    Sono contenta che il pubblico in sala ha espresso il suo dissenso, hanno provato che hanno criterio proprio.

  4. ElisaSempreLibera Says:

    Bellissimo post! un grazie al creatore di questo BLOG!
    anche io ho notato un preciso richiamo al fatto che si chiamasse “Rigoletto a Venezia”, sicuramente si è offerto qualcosa di notevolmente più elevato a livello vocale e interpretativo (solo per pertinenza di ruoli e repertori) al pubblico televisivo!

  5. rigoletto a venezia Says:

    si capisce subito che lei sabato non era in fenice.
    a parte i giudizi sulle scenografie che possono piacere o meno a seconda dei gusti e sui quali non metto bocca, non posso fare a meno di dissentire in larga parte su quello che è il giudizio espresso in merito all’aspetto musicale, questo non soggetto a interpretazioni ma ad oggettivi giudizi sulla qualità tecnica dell’esecuzione.
    innanzitutto chung che ha fatto decisamente l’unamità della sala: per lui ovazioni meritatissime per una direzione tesa e rapida, eppure mai volgare.
    una lettura personalissima del direttore che ha messo in luce le tinte più forti della partitura verdiana, descrivendo molto bene gli stati d’animo di rigoletto. e proprio il ruolo del titolo è risultato il migliore della serata.
    frontali ha cantato con un’ eleganza che oggi si sognano in tanti, a cominciare da nucci.
    marco spotti ha cantato molto bene. discreta anche anna malavasi, aiutata ad essere più credibile dalla notevole…presenza scenica.
    quanto ad eric cutler e a desiré rancatore hanno avuto entrambi dei (rari) momenti felici all’interno della serata, ma la loro performance è stata più che deludente. a tratti catastrofica. tutta la scena nella casa di rigoletto al primo atto è stata un disastro. i due interpreti sono stati salutati dapprima con un ‘vergogna, buffoni!’, quindi, alla fine del secondo duetto, da un divertente (quanto esagerato) ‘buffoni, andate a cantare a sanremo’. e giù risate a non finire, di chung compreso con applauso riparatore di incoraggiamento. sia cutler (che almeno ha un bel timbro), che la rancatore hanno problemi negli acuti. quelli della rancatore, in particolare, assai acidi e sgradevoli. entrambe le voci mancano poi in volume.
    tutti gli interpreti comprimari sono risultati non all’altezza. molto bene il coro.
    seppur con queste riserve, l’esecuzione è stata molto bella (grazie a chung e frontali soprattutto), nulla a che vedere con la scadente produzione di settembre della rai in cui a cantare bene c’era solo monterone. certo, vittorio storaro e marco bellocchio sono decisamente meglio di daniele abbado. ma niente più. rigoletto a mantova era una marchetta televisiva, un capriccio di domingo. alla fenice, dopo tutto, abbiamo visto un buon rigoletto.

  6. Roberto Mastrosimone Says:

    La ringrazio della Sua testimonianza live.
    Che io non fossi a teatro si capisce già dal titolo del mio commento e quanto scrivo si riferisce esclusivamente a ciò che il medium televisivo può dare dello spettacolo. Su Chung siamo d’accordo, mi pare: ho scritto che la sua direzione è “decisamente buona”: non mi sono spinto oltre (avevo avuto la tentazione di scrivere ottima, ma la diffusione tv può falsare alcune caratteristiche) per prudenza. Di Frontali mi pareva di essermi espresso bene: ho soltanto aggiunto che a Torino (dal vivo) mi aveva convinto maggiormente, ma ciò non significa che a Venezia abbia cantato male. Su Cutler ho diplomaticamente taciuto. Insomma non siamo d’accordo solo sulla Rancatore: a me ha dato un’ottima impressione, forse sbagliata o distorta dall’ascolto mediatico. Cmq siccome ho registrato lo spettacolo, mi farò scrupolo di riascoltarlo, se cambiassi opinione, Le scriverò.
    Quanto al Rigoletto a Mantova, io mi riferivo (forse non era chiaro) allo spettacolo tv, non ai cantanti: dove ne ho scritto direttamente ho cmq sottolineato che cantare in condizioni anomale per loro può comprometterne le prestazioni: poi credo che la scelta più che alle voci avesse puntato sulla presenza scenica e la capacità di rendere televisivamente il personaggio: questo d’altronde si voleva fare: un’opera per la tv.

  7. Stella Says:

    ‘buffoni, andate a cantare a sanremo’ — mi sembra giusto. Anche l’allestimento era più apprpriato per Sanremo che per il spettacolo di opera.

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