NIKOLAI DEMIDENKO e TOMÁŠ NETOPIL alla Stagione OSN Rai

Dopo due anni esatti torna all’Auditorium Toscanini della Rai Nikolai Demidenko, uno dei più grandi pianisti d’oggi, anche se forse il suo nome è conosciuto bene solo dai cultori del pianoforte. Probabilmente il suo antidivismo lo tiene lontano dai riflettori e dai media, antidivismo presente anche nel suo modo di porgersi e nel suo stile interpretativo, che evita volutamente facili e gratuiti effettismi ma bada alla intima natura del brano che viene restituito in tutta la sua essenza. Non è un caso che spesso suoni accompagnato da Yuri Temirkanov, russo come lui e campione di antidivismo e vita e arte al servizio della Musica.

Nikolai Demidenko a Varsavia nel 2010.

Stavolta Prokof’ev, compositore di cui è grande  interprete, il Terzo Concerto op.26, il più celebre ed eseguito dei cinque e forse uno dei più conosciuti concerti per piano del Novecento. Con Demidenko una performance equilibrata, senza eccessi e senza alcuna concessione a virtuosismi gratuiti.

Le mani di Nikolai Demidenko sulla tastiera del pianoforte

Perfettamente in linea e coerenza con quanto afferma: «Per qualcuno tecnica significa quante note al secondo vengono suonate. La musica però non è una cosa materiale: è una comunicazione emotiva tra i musicisti e il pubblico. Horowitz diceva che, a parte l’abilità puramente meccanica, ci vogliono temperamento, immaginazione e un sacco di altre cose: tutto questo è tecnica, secondo lui. Studiare al Conservatorio è come costruire una grande pista di decollo e un aeroplano. Non è ancora volare. Quando decolli, allora incomincia il volo. La musica è il volo». (Articolo su Sistema Musica).

Nikolai Demidenko

Sul podio Tomáš Netopil, il 37enne direttore moravo allievo del grandissimo Jorma Panula che 10 anni fa vinse il Concorso “Sir Georg Solti” e che direttore del Teatro Nazionale di Praga dalla prossima stagione sarà Generlmusikdirektor a Essen.

Tomáš Netopil alla Philharmonie di Essen

Anche lui torna alla Rai a tre anni esatti dall’ultima direzione, stavolta con un repertorio a lui idiomatico: Dvořák e Janáček. Del primo la celebre ouverture Karnival che apriva il concerto e le Variazioni sinfoniche op.78 che aprivano la seconda parte. Del secondo la rapsodia per orchestra Taras Bul’ba.

Tomáš Netopil

Pochi sanno rendere queste pagine meglio di questo giovane direttore, a cui la Supraphon ha affidato l’incisione delle pagine sinfoniche di Janáček. Il Taras Bul’ba era stato da lui diretto il 4 ottobre scorso con l’Orchestre de Paris alla Salle Pleyel con notevole successo, lo stesso riscosso ieri sera a Torino con la OSN Rai in grande spolvero, in cui sono eccelse alcune prime parti giustamente chiamate e applaudite. Stasera si replica.

Tomáš Netopil

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6 Risposte to “NIKOLAI DEMIDENKO e TOMÁŠ NETOPIL alla Stagione OSN Rai”

  1. Daniele Scarpetti Says:

    Buonasera a Lei!
    Ho ascoltato ieri sera il concerto su Radio Tre e sono rimasto entusiasta dell’interpretazione data da questo pianista del Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di Prokof’ev che, fra l’altro, è uno dei miei preferiti in assoluto. Per quanto riguarda la sua popolarità, senza ombra di dubbio, come è stato ricordato anche a Radio tre, nel Novecento, assieme al terzo di Rachmaninov coglie questo primato.
    Mi ha anche entusiasmato l’esecuzione di “Taras Bulba” di Janáček che è un gioiello di musica. Peccato che di questo grande compositore ben poco venga eseguito del suo importantissimo repertorio musicale: penso fra le tante sue musiche a quei tre capolavori per il teatro che sono “Ka’ta Kabanová”, “L’affare Makropulos” e “Da una casa di morti”.

  2. Roberto Mastrosimone Says:

    Aggiungerei Jenůfa, forse la più conosciuta e rappresentata delle sue opere. Janáček continua a esser conosciuto più di nome che di fatto. Per fortuna si stanno affermando alcuni direttori provenienti dalle Repubbliche Ceca e Slovacca, come ad es. Netopil e Valcuha, e veterani come Bělohlávek sono molto attivi anche in Europa occidentale e stanno in parte contribuendo alla diffusione della sua musica. Il resto tocca ai direttori artistici e …. al pubblico.

  3. Alberto Says:

    Tra i Direttori Artistici dei Teatri Italiani, S.Lissner (cioè, salvo errore, l’unico non italiano) ha proposto alla Scala (credo in anni consecutivi) Jenufa, Ka’ta Kabanova, La Piccola Volpe astuta e Da una casa di morti (credo anche Il Caso Makropoulos)..
    Io non sono un grande viaggiatore; però nel 2009 ho ascoltato “Da una casa di morti” a New York (dir.Salonen, che poi la diresse anche alla Scala); nel 2012 a Berlino Jenufa (dir.Runnicles).
    Certo è difficile mettere in scena un’opera di Janacek; però l’Italia sta in retroguardia.
    A Torino in 45 anni solo Il Caso Makropoulos (in Italiano).
    Solo per inciso : tra i più eseguiti concerti per pianoforte del XX secolo ci sono certamente anche il 2° di Rachmaninov e il Concerto in Sol di Ravel (certo non inferiori per numero di esecuzioni a Terzo di Prokofiev e Terzo di Rachmaninov).

  4. Roberto Mastrosimone Says:

    A Torino ricordo anche una Jenufa, quando la stagione era ancora al Teatro Nuovo, nel 1970. Direttore Gianfranco Rivoli, soprano Claudia Parada. Stesso direttore e stesso soprano nell’anno successivo saranno nella Katerina Ismailova di Shostakovich. Cantate entrambe in italiano. Nel ’72 nella “Carriera di un libertino” di Stravinskij. Le belle stagioni del Nuovo….

  5. Alberto Says:

    Caro Roberto, iniziai ad andare “all’Opera” più tardi che ai concerti sinfonici, e in modo più occasionale.
    Ricordo la “Carriera di un libertino” da Te citata, con Mirto Picchi.
    Gianfranco Rivoli diresse anche un “Boris Godunov” “prima versione” (senza l’atto polacco) in Italiano.
    Ricordo anche (non so con quale direttore) un “Sansone e Dalila” previsto in italiano, in cui, causa la defezione della Cossotto, i protagonisti cantarono in francese, mentre comprimarii e coro cantarono in italiano.Mi pare anche di ricordare un “Lohengrin” i Italiano (direttore credo Bartoletti) con la Ricciarelli.

  6. Roberto Mastrosimone Says:

    Caro Alberto, il “Sansone e Dalila” era diretto da Nino Sanzogno: ricordi molto bene; era un Sansone all’insegna del bilinguismo, il tenore era Pier Miranda Ferraro, il contralto Irene Companeez. Era il maggio del 1971.Il Boris da te citato era del 1972, come curiosità: la parte dei Varlaam era cantata da Paolo Montarsolo. Il Lohengrin con la Ricciarelli e Gilbert Py (dirigeva Bartoletti) fu la penultima opera rappresentata al Nuovo (l’ultima fu I Puritani con la Deutekom) prima della riapertura del Regio. Spesso ho un po’ di nostalgia delle stagioni al Nuovo, forse giustificata anche dall’avanzare degli anni, perché la qualità degli interpreti era alta, i prezzi economicissimi permettevano di assistere anche a più rappresentazioni senza grandi difficoltà. Nel ’72 ad es. ci fu una Bohème con la Freni e Gianni Raimondi e Panerai (la Ricciarelli era nel II cast!), nello stesso anno la Manon di Massenet con la Pilou e Alfredo Kraus. Senza contare che Wagner era un appuntamento fisso annuale e in tedesco (il Lohengrin fu un’eccezione).

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