Sergio Alapont alla Stagione OSN Rai

Sergio Alapont

Valenziano, di Benicàssim, attivo soprattutto nella terra d’origine, dove è direttore artistico e principale dell’Orquesta Sinfónica di Castellón e direttore musicale del Festival lirico di Benicàssim, il giovanissimo Sergio Alapont comincia a farsi conoscere e ad affermarsi a livello internazionale. Tra i suoi maestri vanta Jorma Panula, Helmut Rilling, Masaaki Suzuki e Donato Renzetti. Ieri il suo debutto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in un programma che inseriva due pagine mahleriane (i Lieder eines fahrenden Gesellen e Blumine) tra la Sinfonia KV201 di Mozart e la Hob.I n.97 di Haydn. Proprio in queste due pagine mi è sembrata emergere la lezione del grande Panula, quel perfetto equilibrio tra i settori orchestrali che ho verificato in tutti i suoi grandi allievi (Salonen, Franck, Saraste, Inkinen…). Ne ha beneficiato in modo particolare la KV 201, che ha mostrato tutta la sua bellezza e il suo fascino. Nei Lieder mahleriani si è avuto modo di riascoltare Detlef Roth, già conosciuto dal pubblico della OSN sin dal 1997 quando insieme a Melanie Diener fu solista nel Requiem Tedesco di Brahms diretto da Neeme Järvi. Blumine, sulla cui prima esecuzione Rai a Torino il programma di sala avanza dubbi, era stato eseguito di certo in una performance della I Sinfonia diretta da Piero Bellugi alla fine degli anni 60 (forse era il 1969).

Questo 22° concerto della Stagione era stato programmato per la bacchetta di Jeffrey Tate, la cui assenza probabilmente è dovuta a problemi di salute. Purtroppo dalla prossima stagione Tate non sarà più Direttore Onorario dell’Orchestra e nella programmazione non figura più il suo nome. Sentiremo molto la sua mancanza. Nell’esprimergli tutta la riconoscenza per tanti momenti magici da lui donati in tutti questi anni vorrei allegare un breve articolo che Nicola Pedone scrisse su Sistema Musica nel 2008 sul M° Tate e la  OSN Rai.

Mettendo in fila le sessanta e più serate che dal 1996 a oggi Jeffrey Tate ha diretto a capo dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai si delinea una “Tate Gallery” musicale raffinata ma non snob, coerente ma non monocorde. C’è molta musica inglese, naturalmente, con una particolare predilezione per Britten, che aprirà il concerto del 7 febbraio, ed Elgar, che a giugno chiuderà l’attuale stagione insieme a Bruckner. C’è tutto il Romanticismo tedesco, da Mendelssohn a Wagner, da Schubert a Brahms. È presente Strauss, così come lo sono Schoenberg, Webern e Berg; non però le avanguardie del secondo Novecento. Non c’è molta musica russa, ma è ben rappresentato Stravinskij. Ci sono – amatissimi – Mahler e Bruckner, creatori di vasti mondi sonori che, con la loro richiesta di un ascolto immerso e partecipe, sono la medicina ideale per noi ascoltatori, spesso distratti e frettolosi. Ma anche quando la scelta cade sui classicissimi, Mozart, Haydn, Beethoven, mai nulla nelle proposte e negli accostamenti è scontato: la fiducia nella capacità comunicativa della grande musica non diventa mai ricerca del “popolare” e in questo Tate è autenticamente e nobilmente inglese. 
Il suo lungo rapporto con questa Orchestra (primo direttore ospite dal 1998 e direttore onorario dal settembre 2002) gli consente di lavorare per ampie arcate, alla ricerca di programmi originali che non si esauriscono nello spazio di un concerto ma gettano ponti e richiami da una serata all’altra, da una stagione all’altra. Stagioni della vita, non solo stagioni concertistiche. 
L’ultimo incontro di Jeffrey Tate con l’Osn della Rai è stato il 1 marzo 2007 e riassume in modo esemplare questa e altre sue qualità. In quell’occasione, ai microfoni di Radio3, il maestro spiegò che, nel1961, a diciotto anni, era ancora ignaro del suo futuro di musicista e studiava medicina a Cambridge, dove pure, secondo la migliore tradizione dei college, cantava come basso nel coro della Cambridge University Music Society. Un giorno, prosegue nell’intervista, venne Britten in persona per dirigere un concerto sinfonico-corale che comprendeva la sua Cantata Academica, il Canto degli spiriti sopra le acque di Schubert, l’Ode to Death di Holst ela Missa in angustiis di Haydn. Il concerto si tenne nella bellissima chiesa gotica di Aldeburgh e fu decisivo nella sua scelta tra musica e medicina (l’altro incontro cruciale fu quello con Klemperer alcuni anni dopo). Divenuto celebre direttore, Tate tenne a lungo nel cassetto il sogno di riproporre un giorno quel programma, arrivando infine a realizzarlo con l’Orchestra della Rai e con il Coro Filarmonico «Ruggero Maghini» proprio in quel concerto dello scorso marzo. «Perché – concludeva Tate – essere il direttore onorario di un’orchestra è meglio che essere il boss: c’è più confidenza, più collaborazione».

Tag: , , , , , , , , , , , ,

Una Risposta to “Sergio Alapont alla Stagione OSN Rai”

  1. Alberto Says:

    Intervengo solo per segnalare che la RAI avanza dubbi sul fatto…..di avere già ospitato o meno una esecuzione di Blumine. In realtà Tu stesso ricordi benissimo che Piero Bellugi diresse una Prima di Mahler comprendente Blumine, e proprio nel 1969 (esattamente il 21/11/1969).
    Curiosamente la stessa RAI aveva ospitato, nel programma di sala dell’8 aprile 2009 (dunque due anni fa) una mia breve nota sulla discografia della Prima di Mahler, in cui ricordavo anche quella esecuzione in cinque movimenti del 1969.

Lascia un commento