Grande orchestra e grandissimo direttore. Forse questo superlativo assoluto incontrerà la perplessità e il dissenso di molti, ma considero Esa-Pekka Salonen uno dei maggiori direttori di oggi. Tecnica perfetta, capacità di trarre dall’orchestra il massimo, equilibrio sonoro che non trova eguali, intelligenza interpretativa unita a umiltà nei confronti degli autori (insomma nessuna pretesa di facili esibizionismi e gratuite forzature). Il suo campo è soprattutto la musica contemporanea, essendo egli stesso compositore, ma non mancano gli approcci ai grandi classici, come in questo concerto torinese nell’ambito del Settembre Musica 2012, in cui è partito il ciclo beethoveniano che troverà il culmine a Bonn con l’integrale il mese prossimo.
In questi ultimi anni molti direttori si sono misurati con l’integrale beethoveniana proponendo l’intero ciclo in tempi stretti o diluito in due stagioni sinfoniche. Haitink, Thielemann, Krivine, Paavo Jarvi, Harding, Pletnev, Vanska…. i primi che mi vengono in mente fino a risalire a Zinman e al mitico Abbado di 11 anni fa. Si direbbe quasi “una moda”, rischiosissima visti i confronti che inevitabilmente suscita. Alcuni postulano un accostamento rigorosamente filologico (Zinman e Jarvi, forse i più interessanti), altri restano fedeli alla cosiddetta “tradizione” (Thielemann), altri cercano di coniugare tradizione e filologia. Salonen mi sembra rientrare in questo tipo di approccio.
Massima trasparenza orchestrale al punto di riuscire a percepire qualunque suono e nota, archi mai sovrastanti e fiati perfettamente inseriti nel tessuto orchestrale, tempi piuttosto stretti, nessuna ridondanza. Sono in fondo le caratteristiche interpretative dei direttori specializzati nella musica contemporanea (il Leibowitz dei primi anni 60 ne è un esempio irrinunciabile) portate da Salonen a un livello di assoluta eccellenza grazie a una tecnica direttoriale che ha oggi pochi rivali. In programma la Sesta e la Quarta. Quest’ultima mi è parsa più riuscita, al punto che credo sia, senza esagerazioni, la migliore da me ascoltata dal vivo: non riesco a immaginarne una più bella.
Inserita tra questi due giganti, la prima esecuzione italiana di Rivers to the Sea di Joseph Phibbs. Composizione che ha avuta la sua prima assoluta il giugno scorso e che, commissionata dalla Philharmonia, testimonia l’impegno dell’orchestra e del suo Direttore nel campo della musica contemporanea. Una bellissima pagina in quattro movimenti con Interludio che Salonen ha interpretato da par suo. Il Compositore, presente in sala, è stato giustamente oggetto di meritate ovazioni. Ovazioni al termine del concerto per Orchestra e Direttore: niente bis, ma dopo una Quarta così eccelsa qualunque pagina avrebbe fatto magra figura.
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settembre 21, 2012 alle 10:08
Credo sia stata la prima volta che ho assistito a una prima esecuzione di musica contemporanea senza essermene pentito, anzi! Complimenti all’orchestra e al direttore.