Uno degli appuntamenti più attesi della Stagione in corso l’esecuzione in forma di concerto dell’opera di Béla Bartók “Il castello del duca Barbablù”. L’ultima esecuzione Rai fu nella prima stagione della neonata OSN con Violeta Urmana come protagonista (sul podio Bruno Bartoletti). Ieri sera, con replica stasera, due protagonisti d’eccezione: Tatjana Pavlovskaja (che avevamo già applaudita nella scorsa stagione nella Sinfonia n.14 di Shostakovich) e Peter Fried, sul podio il direttore principale Juraj Valčuha.
Onde dare un maggior rilievo alla serata, trasformandola in evento, sono stati proiettati durante l’esecuzione disegni e incisioni di Alfred Kubin. Iniziativa colta e raffinata, indubbiamente, che però ha comportato l’oscurità della sala che ha impedito alla quasi totalità degli spettatori di seguire il testo dell’opera nella traduzione italiana, che corredava il programma di sala. Non so che cosa possa aver capito chi non conosceva già bene l’opera o aveva scarsa dimestichezza con la lingua ungherese: probabilmente poco o nulla. Peccato davvero, anche perché l’esecuzione era ottima e avrebbe meritato applausi e consensi maggiori di quelli tributati al termine.
Nella prima parte della serata una bella esecuzione della Sinfonia Hob.I n.44 (la Trauer Symphonie) di Joseph Haydn.
Tag: Alfred Kubin, Bela Bartok, classica, concerti, direttorid'orchestra, Joseph Haydn, Juraj Valcuha, music, musica, musicaclassica, opera, operalirica, OrchestraSinfonicaRai, Peter Fried, Tatjana Pavlovskaya
novembre 27, 2010 alle 11:03
Nella replica di venerdì sera è andata meglio: in sala c’era un po’ di luce, sufficiente a leggere il libretto (almeno per me). E devo dire che senza non avrei assolutamente apprezzato l’opera. Forse anche per questo i pochi presenti (il concerto concomitante al Lingotto ha attratto sicuramente più pubblico) hanno espresso un sincero e convinto tributo.
novembre 27, 2010 alle 18:06
Meno male. Nella stagione scorsa era successa una cosa analoga con l’Egmont inaugurale: c’era Brandauer che recitava in tedesco in una sala oscura (per creare l’atmosfera…) davanti a un pubblico che in larga parte non capiva nulla. In compenso il programma di sala aveva il testo integrale in traduzione.