COSÌ FAN TUTTE con la regia di Claus Guth dal Salzburger Festspiele 2009

Con Così fan tutte in scena quest’anno si conclude la trilogia dapontiana realizzata da Claus Guth al Festival di Salisburgo a datare dal 2006. Il meno originale dei tre allestimenti, almeno a mio parere. Niente che non si sia già visto al riguardo. L’ambientazione contemporanea con Despina che danza con l’Ipod non aggiunge nulla a ciò che altri registi hanno già proposto con il Così fan tutte (c’è chi è stato decisamente più coraggioso e ispirato e ha fatto di meglio, ad esempio Doris Doerrie a Berlino). Comunque ciò non vuol dire che lo spettacolo sia banale o non significativo. Torna un interno con scala che ricorda quello delle Nozze di Figaro aggiornato di un secolo. I riferimenti proseguono con qualche piuma svolazzante che ricorda quelle di Eros/Cherubim e che compare quando si tratta di amore. Qualche riferimento anche al Don Giovanni nell’oscuro giardino nel retroscena come simbolo delle pulsioni inconsce che appare quando a partire dal finale atto I la vicenda comincia prendere sviluppi imprevisti. Don Alfonso appare come una sorta di Mefisto, motore di tutta l’azione, essendo presente in quasi tutte le scene con una gestualità quasi da burattinaio. Insomma la funzione che Eros svolgeva nelle Nozze, Don Giovanni nell’opera omonima, qui è affidata a lui: quella di far emergere il nostro vero io soffocato o dalle istituzioni o dalle convenzioni o da false certezze. Quest’ultimo percorso è quello compiuto in quest’opera. Al termine ci sarà un momento di confusione nella ricomposizione delle due coppie e l’ultima immagine le propone così come si erano formate nel corso della vicenda, ma con l’aria di coloro che non sono più convinti che durerà per molto… Il momento più riuscito di tutta la rappresentazione.

Non sarà sfuggito che sul pavimento è visibile del terriccio, rimasuglio dell’oscuro giardino simbolico. Insomma questo viaggio nei propri desideri inconsci ha lasciato traccia e conseguenze.

Cast molto efficace sia scenicamente che vocalmente. A iniziare dalla Fiordiligi di Miah Persson (già tale a Glyndebourne nel 2006)

Non è da meno la Dorabella di Isabel Leonard

che merita davvero un applauso anche per il suo senso dell’equilibrio…

Topi Lehtipuu è Ferrando (come a Glyndebourne)

Florian Boesch, che nelle Nozze del 2006 era stato Antonio, è un simpatico Guglielmo

Bo Skovhus (Don Alfonso) conferma la sua cattiva pronuncia italiana, soprattutto nei recitativi: peccato!

Patricia Petibon (Despina) ha notevolissime doti vocali, purtroppo fa ricorso a espedienti caricaturali del passato. Stridente davvero in una rappresentazione che vorrebbe essere contemporanea e lontana dalle vecchie tradizioni.

Ho lasciato per ultimo Ádám Fischer, la cui direzione è  forse una delle migliori ascoltate negli ultimi anni.

 

Adam Fischer

Ádám Fischer

Questi allestimenti di Claus Guth potranno non essere condivisibili, possono irritare per la scarsa aderenza al libretto, però sono a mio parere tra gli spettacoli più interessanti e stimolanti visti recentemente.

Termino con la pagina più celebre dell’opera, in altro allestimento:

(E’ tratta dalla produzione di Glyndebourne 2006, con Miah Persson, Anke Vondung, Nicolas Rivenq; dirige Ivan Fischer)

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Una Risposta to “COSÌ FAN TUTTE con la regia di Claus Guth dal Salzburger Festspiele 2009”

  1. alberto garfagnini Genova Says:

    Definire Guth “stimolante” e’ un esempio di demenza globale che ha permesso in questi anni di rendere l’Opera Lirica ostaggio di registi tronfi ma ignoranti e incapaci di cogliere l’essenza della Musica in assoluto. Quando usciremo da questo delirio collettivo?

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