Chi, come me, segue la OSN Rai fin dal primo vagito dovrebbe ricordare che la sua prima performance fu proprio il Pelléas et Mélisande di Debussy (non come ufficialmente viene ricordato i Concerti diretti da Prêtre e Sinopoli). Fu una bella esecuzione diretta da Claire Gibault, che in quest’opera aveva collaborato con Claudio Abbado. Una nascita sotto ottimi auspici. L’opera di Debussy torna dopo 21 anni a inaugurare la Stagione 2015/16, l’ultima che avrà come direttore principale Juraj Valčuha e come direttore artistico Cesare Mazzonis. Evidentemente il Pelléas porta bene alla OSN: anche stavolta una performance superlativa, superiore a ogni mia aspettativa. Gran parte del merito credo che vada proprio a Valčuha, che nel repertorio francese e in quello della sua terra di origine, a mio modesto parere, ha dato in questi anni le sue prove migliori (un po’ meno convincente invece mi è sembrato quando affronta i classici austro-tedeschi). Un Pelléas vibrante, intenso, in cui il dramma era palpabile. Orchestra smagliante in piena forma in tutti i settori.
Per un Pelléas memorabile (e questo lo è stato) ci vuole un cast vocale di altissimo livello. Non trovo aggettivi per definire la straordinaria, eccezionale Mélisande di Sandrine Piau. La cantante francese ha superato ogni mia aspettativa con una interpretazione che ricorderò per sempre. Una dizione perfetta, una gestualità che non faceva pesare l’assenza di scena e di regia, una espressione nel volto che traduceva già in pieno il significato delle parole.
Accanto a lei il Pelléas di Guillaume Andrieux, baritono dalla voce chiara, passionale e pieno di ardore giovanile.
Un plauso speciale va Paul Gay (Golaud) non solo per la sua splendida e vibrante interpretazione, ma per averla affrontata la sera di venerdì in stato influenzale.
Chloé Briot canta finalmente un Yniold spontaneo, infantile senza essere petulante come generalmente si ascolta: una prova davvero maiuscola.
Questa performance ha avuto il valore aggiunto di due “vecchie” glorie della lirica nelle parti di Geneviève e di Arkel: Karan Armstrong e Robert Lloyd. Al di là dei risultati è sempre un’emozione vedere e ascoltare due grandi della lirica ancora sulla breccia.
Da citare Mauro Borgioni nel doppio ruolo del Pastore e del Medico e il Coro Maghini (istruito da Claudio Chiavazza) nel breve intervento.
Un Pelléas memorabile, che avrebbe meritato il sold out, invece il pubblico non era particolarmente numeroso (venerdì), ma forse era prevedibile: è opera che ancora scoraggia i più. Applausi calorosi al termine di una serata che mi fa dire, al contrario di Mélisande, “Je suis heureux”.